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Valle dei Templi, dopo
lo stop alle ruspe abbattuto il muretto di cinta abusivo

Secondo i legali del proprietario, per dare esecutività alla sentenza che dispone la demolizione e che risale al 1999 è necessaria la verifica del titolo esecutivo

AGRIGENTO. L'ultima puntata - per ora - della storia è andata in scena oggi. A distanza di 17 anni dalla sentenza che ha ordinato la demolizione di una delle centinaia  di opere abusive realizzate nella Valle dei Templi di Agrigento. E a due mesi dall'ultimatum della Procura, costretta a prendere carta e penna per intimare a Comune, Parco Archeologico e Soprintendenza, di adempiere a verdetti definitivi ormai da anni, eliminando lo scempio dell'abusivismo da un sito archeologico che l'Unesco ha inserito nel 1997 tra i Patrimoni dell'Umanità.

Che non sarebbe stato facile era nell'aria. Parlavano chiaro  gli anni trascorsi dall'ordine di abbattimento, sanzione per chi ha costruito in una zona tutelata da vincolo di inedificabilità assoluta. E la «minaccia» della magistratura di una denuncia per  omissione d'atti d'ufficio e abuso d'ufficio per i responsabili  degli enti chiamati per legge ad eseguire i verdetti.

Le premesse di una sorta di telenovela burocratico-giudiziaria c'erano tutte, dunque. E così è stato. Il primo colpo di scena, giunto a rovinare la festa a chi  pensava all'avvio di una nuova era all'insegna del ripristino della legalità, non s'è fatto attendere. Di buon ora le ruspe della ditta di Palma di Montechiaro che si è aggiudicata, per  80mila euro, la gara bandita dal Comune per la demolizione del primo manufatto abusivo - un muretto di 90 centimetri d'altezza per 20 metri di lunghezza, realizzato in contrada Poggio Muscello - si sono presentate sui luoghi. Doveva essere la prima delle otto demolizioni messe in calendario dalla nuova Giunta che ha stilato un elenco delle costruzioni da abbattere: oltre al muro di cinta, cinque case, un ovile e un paio di baracche di legno che si trovano fra contrada Poggio Muscello, Cugno Vela e contrada Maddalusa.

Quando tutto era pronto però si sono presentati i legali del proprietario del muro opponendo un vizio di forma nella  procedura. Per dare esecutività alla sentenza che dispone la demolizione e che risale al 1998, hanno obiettato, è necessaria  la verifica del titolo esecutivo. Ruspe ferme per qualche ora. Fino all'intervento del pm che ha dovuto riprendere carta e  penna per precisare che «per costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, l'ordine di demolizione emesso in sentenza dal  giudice deve essere eseguito dall'autorità giudiziaria ordinaria, atteso che trattasi di provvedimento di tipo ablatorio caratterizzato dalla sua natura giurisdizionale».

Poi, cavilli superati, il secondo colpo di scena, col proprietario condannato per abusivismo che ha fermato gli operai costringendo la polizia a una lunga mediazione. Il tutto si è sbloccato a fine mattinata con la demolizione del muro. Si prosegue dopodomani con gli altri immobili indicati dal Comune. Una goccia nel mare delle 650 costruzioni abusive realizzate nella Valle dei Templi.

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