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Serie tv, Marco D'Amore: la realtà è molto peggio di Gomorra

L'attore Marco D'Amore

NAPOLI. Se qualche camorrista avesse mai visto Gomorra «probabilmente si sarà fatto quattro risate. La realtà è molto peggio, nonostante il nostro sia un lavoro crudo, feroce, di grandissimo sforzo per avvicinarci a raccontarla». La pensa così Marco D'Amore, interprete dell'immortale e spietato Ciro Di Marzio, nella serie di Sky, della quale si sta girando la seconda stagione a Napoli. Un impegno che non gli ha impedito di essere produttore e interprete di Un posto sicuro di Francesco Ghiaccio, film sullo scandalo Eternit a Casale
Monferrato.

«Dovrebbe uscire tra ottobre e novembre. Lo vedranno presto i selezionatori della Mostra di Venezia - spiega l'attore - speriamo possa debuttare a un grande festival». Per D'Amore «è
il più bel film che abbia mai visto, lo dico sfacciatamente - aggiunge sorridendo - è stato fatto con pochissimi soldi da gente molto brava, come Giorgio Colangeli, Matilde Gioli, e un
regista emergente, Francesco Ghiaccio, di cui sentirete parlare.

È una storia che nessuno voleva raccontassimo». Per girarlo «abbiamo lavorato a stretto contatto con l'Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto, ndr), che ci ha aperto l'archivio
storico, e con l'amministrazione di Casale Monferrato; siamo stati accolti in una maniera straordinaria. Il film vanta un migliaio di comparse, sembra Ben Hur, si sono tutti prestati
gratuitamente perchè ci tenevano a questo racconto, nonostante all'inizio ci fosse qualche resistenza. C'era chi diceva 'Casale non è solo questo', e io pensavo alle stesse frasi dette per Napoli e Gomorra».

Tornando alla serie, ispirata dal libro omonimo di Saviano, D'Amore racconta: «Quando abbiamo girato nella prima stagione alle Vele di Scampia la scena in cui io e Genny spariamo a un drogato, c'erano i bambini affacciati ai balconi che mi dicevano come avrei dovuto impugnare la pistola. Loro probabilmente scene così nella realtà le avranno viste decine di volte». L'enorme popolarità di Gomorra però ha anche i suoi lati negativi: «È talmente tanto l'affetto del pubblico che spesso, da un anno, mi barrico in casa, è molto difficile anche fare cose normali come una passeggiata o andare a fare la spesa. E visto che io sono molto timido, e non voglio dare l'impressione di essere snob, preferisco limitare le uscite».

Questo è anche «il difficile sul set. Appena vedono le roulotte arrivano 400 persone che vogliono farsi la foto e avere l'autografo, e dopo 13 ore di lavoro è difficile». È stato importante nella prima stagione, sottolinea l'attore «vista la fascinazione del pubblico per Ciro, spiazzare subito chi guardava al personaggio con un po' di incanto». Sono arrivate nel frattempo anche proposte per fiction Rai? «Una cosa tempo fa, ma mi sentivo troppo cattivo per fare il finanziere» conclude scherzando.

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