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"Se mi vuoi", la depressione secondo Fausto Brizzi

ROMA. «Se avessi fatto l'avvocato, come volevano i miei genitori, oggi sarei un depresso di mezza età»: Fausto Brizzi racconta un altro sè, immaginario, nel nuovo romanzo 'Se mi vuoi bene', pubblicato da Einaudi. E a giugno, dopo questa parentesi letteraria, torna sul set per girare il suo nuovo film 'Forever young'.

Il primo libro di Brizzi, 'Cento giorni di felicità' è stato un successo editoriale che è andato oltre ogni previsione, pubblicato in 40 Paesi, inclusi gli Usa, dove uscirà ad agosto. Dovrebbe diventare un prodotto tv con Flavio Insinna
protagonista. "Arrivare con un libro nei paesi anglosassoni, dove non si arriva con il cinema, è stato il regalo più bello", dice il regista. Pensava che la sua avventura editoriale si sarebbe fermata al primo romanzo, "unico e definitivo", e invece Brizzi ci ha preso gusto e si è lanciato nella scrittura di getto, come è nel suo stile, del nuovo libro. Se in 'Cento giorni di felicità' ha provato a mettersi nei panni di un malato terminale alle prese con un tumore e gli ultimi cento giorni di vita, qui Fausto si è immaginato depresso ed immerso in una palude emotiva.

«Il protagonista di 'Se mi vuoi bene' si accorge che nessuno ha tempo per lui, come lui non ne ha per gli altri. Non ha capito la sottile ma fondamentale differenza tra 'volere bene' e 'fare del bene', cioè spendere il proprio tempo per cercare di migliorare la vita di qualcuno».

La depressione, nel Brizzi pensiero, nasce con l'avvento della babysitter. «Quando ero piccolo - racconta - venivo parcheggiato dai vicini di casa, conoscevo tutti nel palazzo, si pranzava e si cenava insieme. Oggi non sappiamo neanche come si chiama chi ci vive accanto». Al male oscuro «non c'è altro rimedio (banditi gli psicofarmaci) se non dare e ricevere affetto dalla famiglia e dagli amici». Il depresso, con le sue ossessioni, «diventa uno spunto buffo per un racconto leggero e ironico» di una generazione. «Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi», scrive Fausto Brizzi, citando l'attrice dei suoi sogni, Monica Vitti, «la capocomica vera e bellissima» che avrebbe voluto «in tutti i film» e che «manca molto al cinema italiano».

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