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Libri, Saramago incompiuto: l’ultimo romanzo del Nobel

Arriva l’atteso «Alabarde Alabarde» cui lo scrittore portoghese, morto nel 2010, lavorò nell’ultima parte della sua vita. Reca con sé uno scritto di Saviano

PALERMO. A quattro anni dalla morte di Jose Saramago, scomparso il 18 giugno del 2010, arriva nelle librerie italiane, il 27 agosto per Feltrinelli, l'atteso libro a cui il Premio Nobel ha lavorato fino alla fine, con uno scritto di Roberto Saviano e l'illustrazione di copertina di Gunter Grass. Rimasto incompiuto, è un romanzo sulla fabbrica, il traffico e soprattutto il sabotaggio d'armi, che in un primo tempo doveva chiamarsi «Bellona», come la dea romana della guerra, per poi diventare «Alabarde Alabarde», titolo ispirato alla tragicommedia del drammaturgo Gil Vincente «Alabardas, alabardas Espingardas, espingardas».
«La morte gli ha impedito di scrivere la fine ma non ha portato via l'ultimo suo libro, un racconto stupendo e necessario per non lasciarsi spezzare da questi tempi disperati» sottolinea Saviano.
Artur Paz Semedo, impiegato modello di una storica fabbrica d'armi, le Produzioni Bellona S.A., appassionato di film bellici, separato dalla moglie Felicia, militante pacifista convinta, assiste casualmente alla proiezione de «La speranza» di Andrè Malraux e decide di leggere il libro a cui è ispirato. Verso la fine l'impiegato trova un riferimento ad alcuni operai fucilati a Milano per aver sabotato gli obici ed è questo il fulcro della storia che possiamo solo immaginare come sarebbe stata portata avanti dal Nobel. Quello che sappiamo di certo, perchè lui stesso lo ha raccontato nelle Note del suo diario, riportate nel libro, è che sarebbe terminato con un «sonoro “Vai a cagare”, proferito da lei. Una conclusione esemplare». La lei citata è ovviamente Felicia che ha resistito anche troppo a lungo accanto a un impiegato di una fabbrica d'armi. Basti pensare che il grande sogno di Artur Paz Samedo è quello di essere nominato responsabile della fatturazione di una delle sezioni di armi pesanti e non dell'armamento leggero di cui si occupa da vent'anni. E sarà lei comunque a spingerlo a fare un'indagine negli archivi dell'azienda per scoprire se le Produzioni Bellona S.A. abbiano mai venduto armamenti ai fascisti.
Nella sua ultima opera narrativa Saramago si arrovellava intorno a una sua antica preoccupazione: perchè non c'è mai stato uno sciopero in una fabbrica di armi e ha trovato il gancio per farne una storia partendo da quella bomba che non esplose nella Guerra Civile Spagnola con all'interno un foglio con scritto in portoghese: «Questa bomba non scoppierà». «A Saramago interessava esaminare l'abituale dissociazione tra comportamento ed effetti prodotti. E lo avrebbe fatto grazie alla figura di un uomo qualunque, conformista» come spiega il filologo e amico Fernando Gomez Aguilera. «Il ruolo dell'antagonista - continua - lo aveva riservato a una donna, Felicia, il cui profilo aveva cominciato a emergere con la grinta e il brio tipici delle sue protagoniste, portatrici di una fiaccola di speranza e grandezza».

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