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Palermo, a Palazzo Mirto orologi d’epoca Raccontano il tempo antico che fu

Fino al 4 luglio, nella lussuosa abitazione-museo che appartenne ai Filangeri, esemplari di grande pregio e raffinatezza realizzati tra il Settecento e l’Ottocento

PALERMO. Le incisioni puntiformi su una lamina in avorio di mammut risalente a circa 30000 anni prima di Cristo rappresentano probabilmente un calendario lunare, il primo. Il rapporto tra la specie umana e il tempo - la sensazione del tempo - risale a epoche molto antiche della storia evolutiva della nostra mente e l'acquisizione del concetto di tempo fu, assieme al concetto di spazio, uno degli organizzatori cognitivi fondamentali entro cui collocare ogni interpretazione, ogni trasformazione. La misura del tempo ha messo in moto il cervello di talenti: Galileo, Pascal, Huygens, Hooke, Leibnitz, Newton, infatti, dedicarono parte del loro... tempo a problemi direttamente o indirettamente collegati alla cronometria. Si parte da lontano e si approda a La collezione di orologi di Palazzo Mirto, da ieri, e fino al 4 luglio, in mostra in quella lussuosa abitazione-museo che fu dei Filangeri, principi di Mirto, e che, fra dipinti, arazzi, sculture, porcellane, strumenti musicali, ventagli, tabacchiere, armi, vetri, libri, incisioni, custodisce anche un gran numero di orologi. Noblesse oblige. Spiega la direttrice Giovannella Cassata: «Gli orologi sono rimasti tutti ai loro posti e la discriminante gerarchica tra i due livelli si riflette non a caso nella tipologia degli orologi presenti: seppur tutti di grande pregio e raffinatezza, gli esemplari più sontuosi sono ostentati al primo piano, mentre il secondo è riservato a quelli meno fastosi. L'Ottocento è il periodo maggiormente rappresentato, con venti esemplari, dodici invece sono settecenteschi. È incerta l'attribuzione temporale del più antico, un orologio “a piatto” di fattura tedesca, databile probabilmente a cavallo tra ’600 e ’700». Altri particolari riguardano la provenienza: 17 esemplari sono francesi e, di questi, 15 fanno parte della tipologia «pendule de Paris». «Per la prima volta verranno presentati anche i documenti relativi alla collezione di orologi dell'archivio di famiglia. Prevediamo quattro visite guidate». E l'orologeria italiana? «È rappresentata da tre esemplari, di cui uno realizzato dal palermitano Cristoforo Mustica intorno alla metà del ’700. Esponente di una dinastia di orologiai palermitani, realizzò numerose pendole ispirate alla produzione franco-svizzera del tempo».
Il matrimonio tra Ferdinando IV di Napoli con Maria Carolina d'Austria favorì intensi scambi artistici e culturali tra Napoli e Vienna: «La presenza di sei pendole austriache - spiega Antonino Aurelio Piazza, della Soprintendenza di Palermo che ha realizzato uno studio sulla collezione - testimonia i contatti che i Mirto ebbero con la corte borbonica, mentre è legato agli scambi con la corta austriaca l'orologio musicale del viennese Anton Beyer che si conserva nello studio del piano nobile». Geniale: è stato costruito intorno al 1840 in un secrétaire Biedermeier in mogano, il meccanismo mette in funzione un organo attivato da un rullo dove è «scritta» la melodia. Conclude Piazza: «Il numero e la complessità dei meccanismi presenti nel Palazzo hanno determinato, nella seconda metà dell’800, la necessità di ricorrere all'opera di un orologiaio del tempo, Antonino Li Greci, che curò per anni il corretto funzionamento dei pezzi e la manutenzione ordinaria».

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