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In mostra lo scrigno dei tesori di Palermo

Proposta per la prima volta l’intera collezione di suppellettili liturgiche, di paramenti sacri e di rari manoscritti custoditi e utilizzati alla Cappella Palatina

PALERMO. Chi pensa che argenti, ostensori, piviali e vasi arabescati rimangano chiusi negli forzieri, sbaglia di grosso: ognuno di questi pezzi possiede una sua vita, di pari passo a celebrazioni, messe, ricorrenze, feste. Ma forse per la prima volta vengono mostrati tutti insieme, al di là delle funzioni della Cappella Palatina: un’occasione veramente unica per bearsi di argenti e decori, fregi e delicate incisioni. Oltre 70 pezzi e 20 paramenti, nonché impalpabili manoscritti, compongono infatti la mostra «Lo scrigno di Palermo» ospitata da oggi al 10 giugno nella Sale Duca di Montalto a Palazzo Reale, organizzata dalla Fondazione Federico II e curata da Maria Concetta Di Natale e Maurizio Vitella.
La mostra propone, per la prima volta, l’esposizione dell’intera collezione di suppellettili liturgiche e una selezione dei più pregiati paramenti sacri, un tesoro d’arte applicata poco conosciuto, ora reso fruibile nella sua interezza. «La Fondazione ha ritenuto giusto fare un dono alla città e ai turisti, riportando alla luce un patrimonio straordinario di solito conservato nei forzieri della Cappella Palatina – spiega il presidente della Federico II, Francesco Forgione -. Un tesoro nel tesoro, dagli argenti ai tessuti fino alla pergamene federiciane. Il mio auspicio è che si possa un giorno giungere ad un’esposizione permanente perché questo è un patrimonio dell’umanità. L’anno scorso ben 390.000 visitatori hanno scoperto Palazzo Reale, siamo il sito più visitato di Palermo e provincia. Questo sarà soltanto il primo passo, vorremmo aprire l’intero palazzo alla città».
Ma la mostra è soprattutto uno spunto per scoprire le maestranze argentiere di Palermo, che operavano tra fine ‘500 e secondo ‘800. Da un lato le ricche committenze, dall’altro l’abilità degli argentieri: sono nati così pezzi straordinari – per tutti, i vasi con le pampine del Paradiso, a tre punte, che rimandano alla Trinità; o il piatto in argento con Orfeo che ammansisce le belve, di Giuseppe Di Filippo – che raccontano una storia festosa fatta di ricorrenze e delicati momenti di raccoglimento. Al fianco dei pezzi in argento, i paramenti sacri, alcuni tra gli esemplari scampati all’incendio scoppiato nella sacrestia il 27 ottobre 1963, quel che resta della collezione di sete e ricami della Cappella Palatina, dalla fine del XVI secolo giunge sino ai primi del ‘900. E ancora, selezionati da Maria Concetta Di Natale e Maurizio Vitella che hanno redatto anche un catalogo/archivio con schede minuziose, ecco i cofani eburnei e le pergamene da cui si può leggere in filigrana la storia del Regio Palazzo. Il ricordo degli studiosi corre al ciantro Benedetto Rocco, cui la mostra è dedicata, che per anni ha non solo conservato e protetto, ma anche catalogato e schedato, l’immenso patrimonio. La mostra è aperta da lunedì al sabato dalle 8,15 alle 17,40, domenica e festivi fino alle 13. Biglietto 5 euro.

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