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Morto il filosofo Manlio Sgalambro

CATANIA. Manlio Sgalambro rivendicava con orgoglio di essere giunto alla maturità dopo «una sconfinata giovinezza» e con un percorso lontano dal mondo accademico. Non solo. Quando si iscrisse all'università, con grande saggezza, non lo fece a filosofia «perchè - spiegava in un'intervista con grande senso critico - la coltivavo già autonomamente. Mi piaceva il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza». Insomma per questo autore, morto oggi a Catania a 89 anni, amante della cultura irrazionale e vicino, nello spirito e nella scrittura, a Cioran come a Friedrich Nietzsche, non ci sono percorsi didattici tradizionali, la cultura e il sapere sono tutti nella vita, nelle sue pieghe, dentro la propria personale esperienza. Nato a Lentini il 9 dicembre 1924, nonostante questa idiosincrasia verso la cultura istituzionale, Sgalambro diventa, quasi contro al sua stessa volontà, filosofo, scrittore, poeta, paroliere e cantautore grazie all'incontro con Franco Battiato. Teorico della centralità del pensiero, dell'impegno morale, che è per l'uomo l'unica bussola nei mari burrascosi della contemporaneità, Sgalambro rifiuta le soluzioni preconfezionate della filosofia e indaga gli spazi dell'intelletto esplorando le contaminazioni dell'anima razionale. Insomma colloca il suo pensiero nelle nicchie del disincanto nichilistico, affidando le sue incerte e disincantate 'verita« agli aforismi. Nel 1959 pubblica il saggio 'Crepuscolo e nottè sul periodico culturale 'Incidenzè fondato da Antonio Corsano. Diventa poi collaboratore di Tempo presente di Ignazio Silone e Nicola Chiaramonte. Negli anni Sessanta cominciano per lui le difficoltà economiche. L'agrumeto di famiglia, ereditato alla morte del padre, non gli basta più. A maggior ragione dal 1963, anno in cui si sposa all'età di 39 anni. Si adatta così a fare un pò di tutto, anche il cameriere. Poi comincia a compilare tesi di laurea e insegna come supplente nelle scuole. Sgalambro esordisce come scrittore molto tardi, nel 1982, a 55 anni, con 'La morte del solè. Arrivano poi molti altri volumi, fra i quali 'Trattato dell'empieta», 'Del pensare brevè, 'Dell'indifferenza in materia di societa«, 'La consolazionè, 'Trattato dell'eta», 'De mundo pessimo e altrì. L'ultimo è 'Variazioni e capricci moralì, pubblicato nel 2013. Nel 1994 inizia la sua ventennale collaborazione con Franco Battiato che gli dà quella popolarità a cui non era certo abituato. Per lui scrive libretti d'opera, testi di canzoni (tra cui le parole stupende de La cura) e sceneggiature per film. Tra gli album firmati insieme, L'ombrello e la macchina da cucire, L'imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Inneres auge, Apriti sesamo. E poi libretti d'opera come Il cavaliere dell'intelletto, Socrate impazzito, Gli Schopenhauer e Telesio e per il balletto Campi magnetici. sul fronte sceneggiature suoi tre film firmati da Battiato: 'Perduto amor', 'Misikanten' e 'Niente è come sembrà.  Nel segno della più totale ecletticità, nel 2001 Sgalambro ha anche inciso un album, 'Fun club', prodotto dallo stesso Battiato e da Saro Cosentino.  Questa una sua frase che è anche un pò la summa del suo pensiero: «Perchè mi ostino a definirmi 'filosofò benchè nè i filosofi mi vogliono nè io voglio loro? Perchè in questa disciplina, nella sua venerata regola, entrai fanciullo e mai venne meno la mia fedeltà. Per più di cinquant'anni l'ho studiata non distratto da altro. Ne ho carpito segreti e reticenze, ho visto esaltazioni e declini, eccessi e dimenticanze. Filosofi sull'altare e poi scagliati giù. Ho assistito al loro regno, e al dominio delle loro idee, e l'ho studiato più che quello di duci e condottieri. Ho avuto amori duraturi, ho imitato modelli (ma come si può imitare l'Idea, ahimè). Sono invecchiato lì dentro. Di essa conosco tre o quattro cose meglio dei miei contemporanei. Non ho altro da aggiungere».

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