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Un po’ di Sicilia alla Biennale di Shanghai

Laura Barreca cura la mostra “Palermo Felicissima”. “Sono certa che il capoluogo possa vivere della propria contemporaneità, proprio come Berlino, Stoccolma o New York”

PALERMO. Alla Biennale di Shanghai c’è un po di Palermo. Laura Barreca, storico dell'arte, attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Palermo, è curatore, con Davide Quadrio, della mostra “Palermo felicissima”, City Pavillion per la 9. Biennale di Shanghai (1 ottobre 2012- 30 marzo 2013). Tra il 2007 e il 2009 Laura Barreca ha affiancato Julia Draganovic come Curatore del PAN-Palazzo delle Arti di Napoli. Dopo aver conseguito borsa di post-dottorato all'Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University di New York ha curato mostre per musei e fondazioni italiane e starniere, tra cui il MAXXI, la Quadriennale di Roma, la Fondation Ariane de Rothschild di Parigi, l’Istituto italiano di cultura di New York. Nel 2009  è stata membro del comitato scientifico di Sensi Contemporanei in Basilicata, per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, seguendo la realizzazione delle opere d’arte ambientali di Anish Kapoor, Giuseppe Penone e Carsten Holler. Fa parte delle commissioni per l'assegnazione di importanti premi per l'arte contemporanea e ha tenuto conferenze sulla New Media Art in musei e Università italiane e internazionali (Madrid, Montreal, Bangor, Guimaraes, Cincinnati, New York, Firenze, Roma, Rotterdam). Insegna Fenomenologia dei Media all’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Chi è Laura Barreca?
“Una donna curiosa, innamorata della sua terra e dell’arte. Gesualdo Bufalino forse direbbe una ‘siciliana d’altomare che è tornata allo scoglio’”.

Perché sei andata via dalla Sicilia?
“Come accade a molti, ho creduto che la formazione accademica e professionale fuori dalla Sicilia fosse un passaggio necessario a maturare una distanza critica nei confronti di una terra che spesso impone modi di fare e atteggiamenti a volte fuori tempo, anche nelle generazioni più giovani. Il mio ritorno è dovuto a molte ragioni. Sei mesi fa ho vinto un assegno di ricerca all’Università degli Studi di Palermo e sto lavorando ad una tesi che nasce proprio dall’interrelazione di discipline differenti”.

Adesso che sei tornata, da dove si riparte?
“Si riparte da questa città. Cercando di fare sistema, di rafforzare le competenze nel mondo delle arti e della cultura. Credo fermamente nelle sinergie. In questo anno ho ritrovato molti professionisti della mia generazione che hanno davvero valore. Gente seria che lavora sodo e che guarda lontano. Confrontarmi, mi ha dato la forza di lavorare con l’unico scopo di ricreare qui quello che altrove è la normalità. Da lontano ci si accorge più facilmente quanto sia importante stabilire  relazioni con contesti più ampi, essere disposti ad aprirsi agli altri, lavorare sempre su territori comuni. In una parola: condividere. Una lezione che mi porto dietro dall’esperienza all’Italian Academy alla Columbia University di New York è proprio la capacità di sapersi confrontare. Ogni settimana, con gli studiosi (provenienti da tutto il mondo) con i quali condividevo il periodo di post-dottorato, ci incontravamo attorno ad un tavolo per dissertare sugli avanzamenti scientifici di ogni ricercatore. Che si trattasse di astrofisica, neuroscienze, storia della censura o letteratura spagnola del Cinquecento, a tutti era richiesto un intervento e la conoscenza preliminare dell’argomento. Non è solo un metodo accademico, ma una forma di libertà intellettuale. Gli americani sanno che il “networking” è la strada migliore, è la loro forza. Dunque penso che sia nostro dovere, come collettività, trasformare la bellezza decadente e struggente di questa terra in una bellezza attiva. Nessun luogo al mondo possiede quello che abbiamo noi, un patrimonio straordinario. L’Università, i privati, il pubblico, anche la politica, possono guardare oltre i confini dei propri recinti. Occorre lavorare insieme per creare opportunità diverse”.

E allora, cosa suggerisci?
“Io credo che Palermo, come molta parte della Sicilia, possa vivere della propria contemporaneità, proprio come Berlino, Stoccolma o New York. Qui gli interlocutori hanno storie e specificità naturalmente diverse. Palermo è la Porta d’Europa, quel luogo mitico che ha ispirato studiosi e artisti di tutte le epoche e di tutto il mondo. Diciamo che sarebbe bello se cambiasse quell’atteggiamento, radicato, di immobilismo, di inerzia. Ecco, il mio grande desiderio sarebbe quello che la Sicilia potesse riconquistare la posizione internazionale nel cuore del Mediterraneo. Lavorare per dare qualità alle proprie azioni. Mostrare la sua faccia “pulita” che c’è in molta parte della società, in molta parte della cultura, in molta parte della quotidianità, e che aspetta solo di venire alla luce. Su questa idea, recentemente con un gruppo di professionisti - Valentina Bruschi, Eleonora Costa, Maria Romana Tetamo, Pietro Airoldi - abbiamo fondato Arthub Med, una piattaforma di ricerca indipendente che cura e realizza progetti di arte contemporanea, che interessano l'area del Mediterraneo, in un dialogo-confronto Oriente-Occidente, di cui Arthub Asia, il cui Direttore e fondatore è Davide Quadrio, che ha sede e opera in tutto l’Oriente, è il nostro riferimento.

Alla Biennale di Shanghai che Sicilia ci sarà?
“Alla prossima Biennale di Shanghai, che inaugurerà la sua nona edizione il 1 Ottobre 2012, Palermo sarà l’unica città a rappresentare l’Italia. ‘Palermo Felicissima’, il City Pavilion italiano, sarà la rappresentazione di una contemporaneità di valore, nel senso sentimentale del termine. Con Davide Quadrio, curatore con me della mostra, e grazie alla presenza degli artisti e delle persone straordinarie che mi affiancano in quest’avventura, vorrei comunicare la positività insita in questo progetto, che vuole essere condiviso, vuole creare un flusso di ritorno verso la Sicilia come centro di una cultura millenaria che è viva, potentissima. La Cina nutre un grande interesse per l’Italia, e ama la Sicilia perché la trova esotica e profondamente affascinante. Durante il curatorial summit che abbiamo tenuto al Witte de With di Rotterdam lo scorso 28 giugno, e che ha raggruppato tutti i curatori dei City Pavilion, Charles Esche, Direttore del Van Abben Museum di Eindhoven ha detto: ‘La città rappresenta l’individuo nella sua unicità e non un’identità nazionale carica di un senso traslato di potere politico collettivo: l’identità nazionale è l’identità costruita come tale per fini ‘unitari’ nazionalisti”.

Chi sono gli artisti che lavoreranno con te?
“Non posso dire molto perché aspettiamo la conferenza stampa ufficiale della Biennale, ma tra i nostri palermitani sono felice di annunciare la partecipazione di Manfredi Beninati, Francesco Simeti, Laboratorio Saccardi ed Emma Dante. Stiamo inoltre attivando delle eccellenti collaborazioni sinergiche con privati siciliani, ma anche cinesi, tra tutti ci tengo a citare Francesco Galvagno, Presidente di Elenka, amante e collezionista d’arte contemporanea, che sostiene la mostra a Shanghai e offrirà delicatessen siciliane il giorno dell’apertura ufficiale della Biennale. Inoltre abbiamo avuto il patrocinio del Ministero Affari Esteri e del Dipartimento Regionale degli Affari Extraregionali della Regione Siciliana, oltre che del Consolato Generale Italiano a Shanghai”.

Qualche anticipazione?
“Francesco Simeti produrrà un lavoro giocando sugli stilemi del Liberty, sulla doppia prospettiva della città di inizio secolo, divisa tra paesaggio e urbanizzazione, e in questo guarderà al passato dialogando con Francesco Lojacono e con le straordinarie vedute di una città che non c’è più. Manfredi Beninati ha pensato una complessa installazione, concepita attorno alla storia di una dimora nobiliare palermitana, riflettendo sulle conseguenze a volte devastanti del tempo, offrendo una prospettiva intima e profondamente evocativa. In un grande polittico dipinto Laboratorio Saccardi racconterà i viaggi dei Gesuiti siciliani verso la Cina, nel Seicento, a dimostrazione di rapporti consolidati e pregressi tra le nostre culture”.

Per affrontare i temi legati alla Biennale, il prossimo 26 luglio Laura Barreca ha organizzato e moderera' una conversazione dal titolo ‘Alienos nutrit. L’internazionalizzazione della cultura siciliana’, ospitata nella Sala delle Capriate di Palazzo Steri, all’interno della manifestazione UniverCittà. Il titolo si riferisce alla frase incisa sulla statua del Genio di Palermo “Alienos Nutrit Seipsum Devorat”, che rappresenta le virtù della città e del genio artistico del capoluogo siciliano, che accoglie e si alimenta attraverso la diversità dell’altro. A discuterne ci saranno: Roberto Lagalla, Mons. Domenico Mogavero, Maurizio Carta, Francesco Attaguile, Matteo Caroli, Davide Quadrio, Nino Bevilacqua, ed Enrico Fardella.

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