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Nella "valigia dello sport" c'è dentro la storia di tutti noi

Il primo libro di Alessandro Mastroluca, per Effepi Libri ha come obiettivo quello di raccontare la storia del Novecento attraverso le imprese e i personaggi dello sport

ROMA. La storia del secolo breve riletta attraverso le imprese, i personaggi, le storie dello sport. E' l'obiettivo certo ambizioso di questa raccolta antologica, e dunque senza pretesa di esaustività, che costruisce una controstoria del Novecento. Ogni storia è un punto di vista, un'epifania, che racchiude una Weltanschauung, lo spirito di un tempo e di un periodo storico, cui guardare attraverso la lente e il punto di vista dello sport. Ne "La valigia dello sport", lavoro realizzato dal giornalista Alessandro Mastroluca per Effepi Libri, si racconta lo sport attraverso l'oggettività di fatti storici, sfiorati, toccati e a volte abbracciati dalla purezza delle discipline che noi amiamo.



Queste le storie contenute nel libro:



Calcio e fascismo: l'evoluzione del gioco più bello del mondo durante il Ventennio e la figura di Vittorio Pozzo, raccontata attraverso la vittoria più genuina e forse meno celebrata, l'oro olimpico di Berlino '36;

Il combattimento del secolo: la genesi e gli inizi del nazismo letti attraverso la figura di Max Schmeling, che Goebbels avrebbe voluto trasformare nell'ambasciatore di un'immagine vincente del Reich, e dei suoi match leggendari con il campione di colore Joe Louis;

Cartavelina, il campione che non volle salutare il Fuhrer: l'ideale trilogia sulle grandi dittature si chiude con la storia tragica del campione austriaco di calcio Mathias Sindelar;

Le Olimpiadi del '56 tra Guerra Fredda e rivoluzione d'Ungheria: l'eco della rivolta studentesca di Budapest e della sanguinosa repressione sovietica arriva fino a Melboune. Urss-Ungheria è la semifinale del torneo maschile di pallanuoto e sarà per sempre etichettata come "Blood in the water";

L'amore al tempo della Guerra Fredda: nella stessa Olimpiade matura l'amore tra la discobola cecoslovacca Olga Fikotova e il martellista statunitense Harold Connolly. L'unione ideale tra comunismo e capitalismo, fortemente osteggiato dal regime di Praga;

This is the story of the "Hurricane": dietro le quinte del film con Denzel Washington per ricostruire la vicenda processuale di Rubin Carter, che testimonia uno spaccato del razzismo dell'America profonda degli anni Sessanta;

La diplomazia del ping-pong: ai Mondiali di Nagoya del 1971 la squadra maschile Usa esce presto dal torneo ma cambia per sempre la storia dei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cina;

La prima volta non si scorda mai: il racconto dei tre secondi che cambiano il mondo, quelli rigiocati tre volte che hanno deciso la finale olimpica di Monaco '72 tra Usa e Urss;

Il sapore della vittoria: ancora il razzismo protagonista in un'impresa simbolica di riscatto e di esempio, il trionfo di Arthur Ashe a Wimbledon nel 1975;

Il gol che fa cadere il Muro: la rete di Sparwasser decide per la Germania Est il Bruder-Duell, il derby con i tedeschi occidentali ai Mondiali del 1974;

Eigendorf, una morte scomoda: le difficoltà di un popolo diviso dal Muro di Berlino nella tragedia di Lutz Eigendorf, promessa tedesco-orientale che fugge in Occidente, viene spiato dalla Stasi e muore in circostanze ancora non chiarite;

La maglietta rossa: la prima di due storie sulle dittature sudamericane degli anni Settanta. Panatta e quella maglietta polemica per la Coppa Davis vinta, dopo mille polemiche interne, nel Cile di Pinochet;

Il Mondiale dei generali: l'Argentina nasconde i desaparecidos e la povertà, e la giunta militare di Videla celebra il trionfo mondiale del 1978;

I boicottaggi Olimpici: un decennio di Guerra Fredda visto attraverso i boicottaggi di Los Angeles 1980 e Mosca 1984 e i tentativi di disgelo portati avanti dal magnate Ted Turner, inventore dei Goodwill Games;

La Mano de Dios: c'è il gol di mano e la rete forse più bella di sempre, c'è la sintesi di Maradona in Argentina-Inghilterra a Messico '86, una partita che è sintesi di una rivalità antica, ravvivata dal ricordo della guerra delle Malvine;

La vera storia di “Invictus”: Mandela e Pienaar mettono le basi per la nascita della Rainbow Nation, il Sudafrica, grazie alla vittoria nel Mondiale di rugby 1995 che cancella l'immagine degli Springboks come la nazionale degli Afrikaner;

La battaglia delle fedi: non è solo il combattimento per il titolo mondiale dei pesi leggeri. E' un confronto altamente simbolico tra Amir Khan, britannico musulmano di famiglia pakistana, e Dmitry Salita, ebreo di origine russa che dopo la morte della madre combatte con la stella di David sui guantoni e mette la religione prima dello sport;

La seconda guerra del football: la storia lascia spazio alla cronaca per raccontare uno spaccato d'Africa, quello che emerge dagli incidenti e dalle contestazioni, dall'intensa partecipazione prima, durante e dopo Egitto-Algeria, spareggio che vale la qualificazione a Sudafrica 2010.


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