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Il segretario di partito che svanì nel nulla

In libreria l'appassionato romanzo d'esordio di Roberto Andò, Il trono vuoto (Bompiani, 234 pagine, 17 euro), che verrà presentato venerdì alle 18.30 alla Cavallerizza di Palazzo Sambuca, a Palermo

PALERMO. C'è chi dice no. E decide di andare via. Anzi, a scomparire senza lasciar traccia di sé. È quello che decide di fare il segretario di partito Enrico Olivieri nell'appassionato romanzo d'esordio di Roberto Andò, Il trono vuoto (Bompiani, 234 pagine, 17 euro), che verrà presentato venerdì alle 18.30 alla Cavallerizza di Palazzo Sambuca, a Palermo (in via Alloro) con interventi di Salvatore Ferlita e Gioacchino Lanza Tomasi e Roberto Alajmo come moderatore.
In concomitanza con le elezioni, il gesto inspiegabile di Olivieri, uno «che non è riuscito mai ad essere se stesso», lascia il partito d'opposizione nello sgomento generale.
Paura dell'ennesima sconfitta d'un partito d'opposizione, in picchiata al 17%? Una fuga per la vittoria, per crisi d'idee o all'inseguimento d'un sogno perduto? Ma lo spettacolo della politica deve comunque andare avanti e la moglie Anna e il segretario-alter ego di Olivieri, Andrea Bottini, non trovano idea migliore che nascondere l'assenza di un'identità con la sostituzione del suo doppio: il fratello gemello Giovanni Ernani, filosofo depresso e geniale, dimesso da poco da una casa di cura per malattie mentali.
Andò, affermato regista di teatro, lirica e cinema, da scrittore, inizia così a narrare un lucido (ed immaginario) schema di vite parallele, in un racconto di scambi ed equivoci allarmanti ma anche divertenti sullo sfondo di un'Italia politica facilmente riconoscibile che ha «la più straordinaria fiction oggi in scena: la democrazia».


IL SUO OLIVIERI SOMIGLIA A PAPA MELVILLE DI MORETTI MA AL SUO «PREFERIREI DI NO» QUI TROVIAMO UN «NON CONFERMO NÉ SMENTISCO».
«In realtà, i due personaggi appaiono diversi. Il papa di Moretti avverte il bisogno d'una fuga definitiva che è un addio agli incarichi e responsabilità. Olivieri, invece, punisce i suoi colleghi credendo d'essere insostituibile. Un comportamento forse arrogante per mettere alla prova gli altri durante la propria assenza».


«IL TRONO VUOTO» SARÀ PRESTO UN FILM PRODOTTO DA ANGELO BARBAGALLO E RAICINEMA. CREDE CHE IL LIBRO FOSSE GIÀ UNA SCENEGGIATURA IN FORMA DI ROMANZO?
«Il romanzo vive una vita indipendente dal film anche se confesso che accarezzavo già l'idea di farne un film. Ma la sceneggiatura, scritta con Angelo Pasquini, corre su binari diversi».


CREDE CHE OGGI L’ITALIA VIVA UNA POLITICA DELL’ASSURDO?
«Il momento è particolare. C’è una sfocatura, un'incertezza sul suo vero ruolo e soprattutto l'arroganza dell'esercizio del potere come logica privata. La mancanza di questo senso è stata rimpiazzata da Mario Monti che ha introdotto la discrezione del fare».


NEL LIBRO SI LEGGE CHE «IL PARLAMENTO ITALIANO È ABITATO DA “FREAKS”, È UNA RISERVA DI MOSTRI». CHI È IL PIÙ «FREAK» TRA I POLITICI DI OGGI?
«La Lega ha indubbie componenti freak. Anche se, per citare Marcel Proust, il mondo delle differenze non esiste. Ma analizziamo il caso Rosy Mauro e gli scandali leghisti in un partito che troppo spesso s'appella al mandato popolare come fosse un'incoronazione divina: siamo proprio sicuri che siano queste le regole della democrazia? I partiti organizzati con metodi bulgari come possono appellarsi al mandato popolare? Con segretari che mettono tutto a tacere e dove tutti sanno ma nessuno parla? Certo, mi riferisco anche alla Margherita di Rutelli e Lusi».


LEI È STATO AMICO DI LEONARDO SCIASCIA. IL CONTESTO DEL SUO TRONO VUOTO GLI SAREBBE PIACIUTO?
«Mi mancano il suo giudizio e le sue analisi ma credo che, leggendolo, si sarebbe fatto una bella risata».


C’È UN POLITICO ITALIANO CHE VOLENTIERI FAREBBE SPARIRE COME L’ENRICO OLIVIERI DEL SUO ROMANZO?
«In realtà, quello di Olivieri, è un atto di presa di (in)coscienza, un percorso alternativo per trovare la giusta via. Confesso che il personaggio ispira pure una certa simpatia. Potrebbe essere imitato dai nostri leader di sinistra più in vista. Anche se temo siano tutti figli unici senza salvifici fratelli gemelli...».

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