Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La "Sicilia beddra" di Lisma in scena a Milano

Una commovente pièce teatrale, tra ironia e ilarità, raccontata da un siciliano di Mazara del Vallo, che si allontana dall’isola con il suo trolley pieno di affetti, per rincorrere le sue aspirazioni, ma da dove la quotidianità lo riporta prepotentemente alle origini

MILANO. La Sicilia beddra è in scena a Milano fino al 29 gennaio al teatro Leonardo da Vinci con Che gusti ci sono, di e con Rosario Lisma. Una commovente pièce teatrale, tra ironia e ilarità, raccontata da un siciliano di Mazara del Vallo, che si allontana dall’isola con il suo trolley pieno di affetti, per rincorrere le sue aspirazioni, ma da dove la quotidianità lo riporta prepotentemente alle origini. Un monologo intriso di profonda riflessione e nostalgia, tra ricordi passati, fotografie di luoghi e sapori, tra i loquaci “ma comunque” e il superficialismo che li connota. È la storia autobiografica di Rosario Lisma, un “fatto vero” come tanti che come denominatore comune ha la Sicilia, “una madre più madre di tutte le altre. Una madre invadente, sguaiata, capace di poesia, orgogliosa ma anche ignorante.


Una madre grassa e matrona”, ma che ama i suoi figli, e che sa essere tenera quando vuole. Torna all’isola per le feste comandate o in estate e dopo un convulso viaggio in treno Roma Termini-Palermo Centrale, Rosario sogna di fermarsi al Sicilristoro (sostituito ora dal McDonald’s, “fatto vero”!) per gustarsi la sua tanto agognata “brioche” al gelato. Sarcasticamente alla berlina i camerieri siciliani, “razza antropologicamente a sé stante”, che “hanno sempre ragione” e a loro rivolge la domanda “Che gusti ci sono?”. “Tutti i gusti” rispondono loro. E nella riflessione che “i siciliani non cambieranno mai, diceva don Fabrizio Salina ne Il Gattopardo, perché si credono déi, ma forse anche perché si sentono governati da un destino tragico dall’ineluttabile andamento circolare”, lui li deride bonariamente, ma li ricorda con commovente nostalgia. E insieme, un excursus di immagini della sua infanzia, del padre con il suo irresistibile “incipit” e con il suo Domenico Modugno, del suo primo amore. “Un racconto che si guarda alle spalle e si ride addosso”, dice Rosario Lisma, “che non ha vergogna delle verità: che senza un po’ di tenerezza si corre il rischio di rimanere tristi. È un “fatto Vero!”, come si dice da noi quando si comincia un racconto reale. Storie di famiglia, di sapori lasciati, di identità da costruire, di giovani “fuorisede”, quelli che a diciott’anni partono per il continente non più per le fabbriche, ma per le università, non più con le valigie di cartone, ma coi trolley, che però, esattamente come quelli di quarant’anni fa, hanno fame di calore e amore.”



Come è nata la tua storia?


È la raccolta di aneddoti autobiografici che mi capitava di raccontare agli amici dopo cena. Come quello dei camerieri, che mi porto dietro da anni. Già attore da tempo quando alcuni colleghi mi hanno consigliato di farne uno spettacolo. Le ho messe in scena anche per la pletora di studenti fuori sede che vivono in una condizione emotiva di sradicamento dalla famiglia che nessuno racconta mai. Siamo noi i nuovi emigrati. Ci sentiamo un po’ come gli italiani in Svizzera, socializziamo solo tra di noi. E gli amici diventano la nuova famiglia, con cui condividere gioie e tristezze. In scena mi sono commosso sapendo che tra il pubblico c’erano dei miei amici che frequentavano con me lo studentesco quartiere di San Lorenzo. Dopo tredici anni di vita nella capitale, sono andato via e mi sono trasferito a Milano: “Roma è una femmina bellissima cui difficilmente sai rinunciare, ma che ti tratta molto male”, dice in scena Rosario personaggio-autore.



Cos’è il teatro per te?


È riuscire a far vibrare le emozioni, energia comune tra persone vive. Se si riesce a far ridere, meglio. Come succede in questo monologo, solo partendo dalle storie personali si può raccontare la realtà, toccando le corde di tutti. È un progetto, questo, che era arrivato in semifinale al premio Scenario 2007, ma essendo troppo poco di ricerca non aveva vinto. Fu poi uno della giuria che mi propose di debuttare in una rassegna estiva. è uno spettacolo cui sono molto legato, è la mia vita, è la mia storia.


I tuoi prossimi impegni?


Continuerò con il mio intervento satirico in L’Ultima Parola, programma di Rai Due condotto da Gianluigi Paragone. Sto scrivendo testi per il teatro. E dal 15 febbraio al 12 marzo sarò in scena al Teatro I con Lotta Di Negro E Cani per la regia di Renzo Martinelli. Per il resto, spero di portare Che gusti ci sono anche a Roma e nella mia Sicilia.


Caricamento commenti

Commenta la notizia