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Mimmo Cuticchio vola a Parigi

Il puparo per eccellenza pochi giorni fa, a fine dicembre, è andato sulla grande scena all’Auditorium della Musica di Roma, con la prima di O Palermo o all’inferno, inedita e travolgente pupiata storica ideata per il centenario dell’unità. Nella capitale francese presenterà un "delirante" Caligola

PALERMO. Uno che i pupi li sogna di notte, di giorno parla con loro ed è un pupo in carne e ossa, Mimmo Cuticchio teatrante, letterato, storico e intellettuale che con i pupi ha inventato tutto. Dalle battaglie di scimitarre con le musiche di Salvatore Sciarrino (Gesualdo principe di Venosa) alla Tosca, da Manon Lescaut al Combattimento di Tancredi e Clorinda al Teatro Massimo, e fra poco sarà a Parigi - marzo 2012 - con un delirante Caligola. Il maestro Cuticchio che pochi giorni fa, a fine dicembre, è andato sulla grande scena all’Auditorium della Musica di Roma, con la prima di O Palermo o all’inferno, inedita e travolgente pupiata storica ideata per il centenario dell’unità.


Ci sono Nino Bixio e Cavour, un Garibaldi «mezzo arcangelo mezzo brigante», popolani, fuggiaschi e il barone Mistretta, il borbone di ferro Ferdinando Beneventano Bosco, e la scena più bella è la festa da ballo surreale della corte a Napoli mentre a Palermo le piazze sono una distesa di uomini e cavalli morti. E c’è un cappellano borbonico come padre Buttà che è la voce dell’intelligenza super partes, è il borbonico non fanatico che dice l’ultima battuta rivolgendosi ai pupi di farsa, al popolo dei pupi e degli uomini: «Se la storia la raccontano i vincitori, chi ascolta coloro che hanno perso?».



Mimmo Cuticchio che è tutto questo ed anche «un guerriero della parola» (Ferdinando Taviani), ora vuole gli spazi per il gesto e per inventare a tutto campo su una grande scena. Dal «teatro minimo» di via Bara all’Olivella chiede le sale prova per le sue nuove opere da «teatro massimo». Uno spazio adeguato, che non sia una sala in affitto o presa in prestito, adatta alle dimensioni degli spettacoli che sta progettando. «Avere una sala almeno per un mese l’anno, per non andare nelle palestre, per non dover suddividere la preparazione degli spettacoli, per non dover provare pezzo per pezzo come avviene oggi. Voglio essere libero di sperimentare senza chiedere appoggi e ospitalità, posso campare mille anni? Non c’è più tempo per aspettare».



In cerca di una grande scena, Mimmo Cuticchio da quest’anno lascia anche la direzione dei pupi piccoli e la affida al figlio Giacomo, 29 anni, diplomato al Conservatorio e grandi idee in corso di progettazione. Puparo da bambino, già dal 2003 Giacomo Cuticchio «recita tutte le voci, ha già preso posto nella prima quinta del teatrino tradizionale, è il futuro e porterà avanti l’opera dei pupi, ha inventiva, idee. No, io e lui non siamo Icaro e Dedalo, lui non vuole volare più alto del padre per bruciarsi le ali; mi ha detto: “papà, tu hai in mente cose nuove, tu voli, inventi, leggi, lascia a me il teatrino tradizionale”. Gli ho detto: “figlio mio, se hai voglia di continuare sviluppa le nostre storie a modo tuo, oggi in via Bara all’Olivella c’è spettacolo, L’infanzia di Orlando».



Autore, regista e interprete dei suoi personaggi, Mimmo Cuticchio entra nella grande scena e – dopo una marcia indietro della Regione siciliana sullo spettacolo per il centenario dell’Unità – si ritrova «con trenta pupi in mano già pronti e un committente assente, ma ormai il parto era iniziato e sono andato avanti lo stesso: c’è in questi anni in Italia una situazione particolare che non va sottovalutata, gli artisti, i poeti, la cultura, da parte di tutti deve esserci un contributo al tema dell’unità dell’Italia, diversamente si va allo sfascio».



Così si arriva all’epica cavalleresca ed eroica di O a Palermo o all’inferno dove Cuticchio innalza la bandiera tricolore, fa vedere le bellezze e le rovine di Palermo e alla fine dello spettacolo e del regno dei Borboni manda in scena farfalle fosforescenti che la notte dopo la battaglia si posano su vivi e morti, su vinti e vincitori. Richiestissimo spettacolo, dove si piazzerà dopo l’Auditorium di Roma? «C’è l’invito della presidenza del Consiglio per inaugurare la casa-museo di Garibaldi a Caprera».

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