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L'amore omicida della Carmen di Calixto

Da oggi sino al 25 novembre in scena al Massimo l’opera di Bizet con la direzione di un regista tra i più controversi e apprezzati nel panorama teatrale

PALERMO. «Un’opera sulle emozioni di frontiera, sugli abissi dell’amore, sulla distruzione e l’autodistruzione fisica e sentimentale» ecco la Carmen del  regista Calixto Bieito, per la prima volta impegnato con l’incarico di un teatro lirico italiano. Parole forti, passionali, come la Carmen tratteggiata da Bizet, che si attende stasera sul palco del Teatro Massimo. Il controverso regista, è questo l’aggettivo più volte affiancato al nome del catalano Calixto, ci ha abituato alla sua personalità sopra le righe, riservata e provocatoria: come quando, durante l’incontro con il pubblico alla Biennale Teatro decise di parlare di sé facendo ascoltare in religioso silenzio un requiem del compositore ungherese György Ligeti. Inevitabile, dunque, aspettarsi un’opera capace di sorprendere, già in scena con un nuovo allestimento, frutto di una coproduzione internazionale con il Liceu di Barcelona, il Regio di Torino, e la Fenice di Venezia.


Sarà il mezzosoprano Elena Maximova (Carmen), diplomata al Conservatore di Mosca ‘Tchaikovsky’, a calcare la scena insieme a Marcello Giordani (Don Josè);  Escamillo sarà interpretato da Samuel Youn, Micaela invece da Alexia Voulgaridou. A dirigere l’Orchestra del Massimo, Renato Palumbo, già impegnato nel Trovatore, mentre la direzione del Coro è affidata ad Andrea Faidutti; il coro delle voci bianche da Salvatore Punturo. È il tempo psicologico ed emotivo di una Spagna anni ’70 quello dell’opera di Bizet, che è in realtà l’ovunque e dovunque, quel territorio di mezzo senza ‘frontiere’, appunto, in cui si consuma un amore passionale, ammalato (quello di Don Josè)  che sfocerà nella violenza, poiché la donna che egli immagina è angelica e diabolica al tempo stesso; due stagioni che anche l’amore tra i due conosce, tra il darsi e il negarsi: «Un’ossessione malata – ha commentato Bieito – che lo porta al crimine e alla distruzione. Si trasforma in un delinquente. La Carmen, tra le tante altre cose, è la prima opera che affronta la tematica della violenza contro le donne».


Nell’ambientazione scenica volontà del  regista è stata quella di mettere in luce tutti i caratteri andalusi evocati: spazi dominati da elementi scenici fortemente caratterizzanti, come una imponente sagoma taurina, la bandiera spagnola o la terra battuta della Plaza de Toros. L’accento è posto anche sulla severa disciplina militare e i virili tratti di un luogo che è anche emotivo, affinché la scena ci prepari all’involuzione di Don Josè, le cui azioni si mostreranno primitive e rudi, in una cornice adatta alla prepotente sensualità emozionale e fisica. Un’opera degli ossimori: amore-odio, vita-morte, leggerezza-ossessione, per un racconto attuale, senza tempo, proprio come la grandiosità di questa opèra comique in quattro atti di Georges Bizet (su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy basato sull’omonima novella di Prosper Mérimée), che fu eseguita per la prima volta a Parigi il 3 marzo 1875 e che da allora non ha smesso di incantare. In cartellone al Teatro Massimo con sei recite dal 18 al 25 novembre. Il costo dei biglietti va da 10 a 125 euro, in vendita presso il botteghino del Teatro (aperto da martedì a domenica dalle ore 10 alle 15). Per ulteriori informazioni potete chiamare il numero 091.6053580 o visitare il sito www.teatromassimo.it.

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