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Il giallo sociologico di Liza Marklund

Ecco un nuovo romanzo d'inchiesta della scuola svedese. IIn «Freddo Sud» l’autrice affida a una giornalista il compito di fare luce su un intricatissimo caso internazionale di affari illeciti

CATANIA. Da Henning Mankell a Jens Lapidus, da Stieg Larsson a Liza Marklund, i giallisti svedesi «di ultima (e penultima) generazione» sono tutti accomunati da uno sforzo di analisi della realtà che li spinge a scrivere libri decisamente intriganti e originali. Forsanche unici, nel loro genere. Potremmo definirli «gialli sociologici»: decisamente più leggibili di un saggio, ma altrettanto efficaci  e spietati nella descrizione di un Paese – il loro – globalizzato e marcio. Che, quindi, potrebbe essere pure il nostro.  
In «Freddo Sud» (Marsilio, pp. 508, euro 19), Liza Marklund offre un altro bell'esempio di quel filone romanzato d'inchiesta che  stavolta, come altre, parla di narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco partendo dalla Svezia per arrivare, attraverso la Spagna, al Marocco. L'autrice affida alla giornalista Annika Bengtzon il compito di fare luce su un intricatissimo caso internazionale di affari illeciti caratterizzato da una rete di protagonisti così distanti, eppure così intimamente e spesso torbidamente legati tra loro. Colpisce la trama, malgrado la sua complessità che a tratti imporrebbe di scrivere a piè di pagina la controindicazione: «Questo libro può provocare capogiri e nausea». Colpisce, soprattutto, la capacità di Liza Marklund nel mantenere sempre alta l'attenzione del lettore con il suo stile incisivo e pulsante, persino spasmodico, e nel costruire personaggi come quello di Annika Bengtzon, un bell'esempio di «inviata di guerra», impegnata sulle trincee del terzo millennio dove sono schierati eserciti «irregolari» senza divisa, nè patria.  

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