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Un po’ di Sicilia alla Biennale di Venezia

Fondazione Sambuca sostiene 3 artisti di fama internazionale: Martin Creed, Philippe Parreno e Mariana Castillo Deball

PALERMO. Alla Biennale di Venezia parte un progetto importante per Fondazione Sambuca che sostiene tre artisti di rilevanza nazionale.  Rossella e Marco Giammona, della stessa fondazione, raccontano di che si tratta.


Come è nata l'Idea?
“Fondazione Sambuca è al secondo appuntamento internazionale con La Biennale – spiegano –. Nella scorsa edizione (la 53. per la mostra Fare Mondi/Making Worlds) avevamo co-prodotto l’opera Galaxies Forming Along Filaments, Like Droplets Along the Strands of a Spider’s Web di Tomas Saraceno. Un successo straordinario. Secondo qualificati addetti ai lavori è stata l’opera più fotografata di quella edizione. Nell’attuale 54. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger, (visitabile fino al 27 novembre 2011) Fondazione Sambuca sostiene 3 artisti di caratura internazionale. All’interno della mostra ILLUMInazioni il nostro direttore artistico Paolo Falcone ha scelto di sostenere l’opera di Martin Creed (artista inglese) vincitore nel 2001 del prestigioso Turner Prize alla Tate Gallery di Londra dal titolo The lights going on and off, l’opera di Philippe Parreno (artista franco-algerino) con l’opera Marquee ed infine  Mariana Castillo Deball (artista messicana) con la sua interessante storia illustrata Aqui el ombre desnudo se enflorò la cabeza”.

Quanta Sicilia c'è, se c'è, in questo progetto?
“Tanta. Una parte della migliore Sicilia. Fondazione Sambuca - infatti - è riuscita a lasciare, anche in questa occasione, un segno  importante della Sicilia in questo appuntamento internazionale grazie al sostegno fondamentale della Casa di Cura di Alta Specialità La Maddalena di Palermo, nell’ambito del programma "Arte per la Vita", nonché grazie al sostegno di Francesca Planeta e Chiara Planeta. Entrambi i sostegni sono emblematici come risposta della società civile in questo momento di grande confusione istituzionale. A sostenere, infatti, questo delicato e strategico progetto culturale è intervenuta, da una parte, una delle realtà sanitarie più importanti della Sicilia che addirittura ha varato un suo programma specificatamente dedicato all’arte, dall’altra le due cugine Planeta appassionate d’Arte Contemporanea in affiancamento agli investimenti che la prestigiosa casa vinicola effettuata da alcuni anni proprio sull’arte contemporanea. Oltre alla presenza, con il loro generoso sostegno economico, di questi straordinari siciliani, abbiamo inoltre voluto Shobha per uno specifico progetto editoriale e del giovane Alessandro Di Giugno per documentare alcuni momenti della vita della Biennale”.


Shohba, grande amica e grande Siciliana, può anticiparci del vostro progetto editoriale?
"Il nostro direttore artistico Paolo Falcone ha voluto la presenza di Shohba per dare particolare rilievo alla memoria di questo nostro intervento in Biennale. Il suo prezioso reportage fotografico diverrà un libro d’arte che rappresenterà la terza pubblicazione della Fondazione. La conoscenza di Shohba ci ha trasmesso una straordinaria energia positiva e la sua sensibilità ci ha consentito di vedere le “nostre” opere sotto una luce particolare. Siamo sicuri che il libro d’artista che pubblicheremo riuscirà a trasmettere queste stesse sensazioni ai nostri lettori. Una appendice del libro è stata curata da Alessandro Di Giugno altro giovane talento siciliano che ci auguriamo potrà seguire le orme di Shohba con altrettanta fortuna. Secondo noi lo merita".

Qual'è il suo sguardo sulla Biennale di Venezia?
"L’appuntamento internazionale è sempre straordinario. Un occasione unica, irripetibile di aggiornamento e confronto culturale con tutto il mondo. Ogni edizione attira consensi e critiche. E mai come quest’anno il Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi con il titolo La cultura non è cosa nostra è stato il grande protagonista tra sostenitori e accaniti denigratori... Noi constatiamo con soddisfazione la presenza di due opere già protagoniste di specifici progetti di Fondazione Sambuca. La grande Medea di Michele Ciacciofera, che era il masterpiece della mostra organizzata con la galleria Cartabianca e che trovava mirabile collocazione nell’abside della Cavallerizza di Palazzo Sambuca, sede della nostra Fondazione, nonché l’opera di Michelangelo Pistoletto Stracci d’Italia, protagonista di un progetto curato dal nostro Paolo Falcone. L’11 Maggio 2010 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbiamo inaugurato un’ installazione particolarmente suggestiva nella Torre Cilindrica del Castello Svevo Normanno di Salemi. La medesima torre da cui Giuseppe Garibaldi issò la prima bandiera dell’Italia unita.




Come sta secondo lei l'arte contemporanea in Italia in questo momento storico?
“E’ un momento particolarmente felice. Abbiamo la percezione di un sensibile incremento di sostenitori, appassionati o semplici curiosi che decidono di guardare avanti. Conservare la memoria di quello che siamo stati, della nostra storia, delle nostre tradizioni, della nostra cultura con uno sguardo sempre più importante al futuro e ai nuovi linguaggi”.



La Fondazione nel futuro? Progetti, collaborazioni…
“Il sottotitolo di Fondazione Sambuca è sistema diffuso per l’arte contemporanea. In questo concetto - che la Fondazione porta avanti prima che diventasse di moda - c’è la sintesi e la guida di ogni nostro intervento. Il sostegno fino ad oggi dato ad artisti stranieri già affermati, ha richiamato l’attenzione sulla Sicilia e ha sensibilizzato il nostro pubblico al sostegno di giovani o meno giovani artisti siciliani affermati o con una concreta chance di successo. Nello specifico: e’ nelle battute finali la sottoscrizione di un prestigioso protocollo di intesa con un ente culturale di straordinaria importanza regionale. Sono anche in fase esecutiva alcuni interventi site-specific su aree molto delicate di Palermo come la Cala e l’Albergheria. Stiamo infine perfezionando un protocollo di intesa con un'altra Fondazione per essere presenti anche alla Biennale di Instanbul”.

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