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Stefania Galegati Shines alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo

“The color of the season”, in mostra fino al 26 giugno, è una interessante esposizione che raccoglie il lavoro dell'autrice a partire dal 1994. Capace di comunicare attraverso molteplici forme: video, fotografia, pittura

PALERMO. Stefania Galegati Shines da alcuni anni ha deciso con la sua famiglia di vivere in Sicilia. Lei, nata al Nord, in tempi di “conflitto” non solo regionale, riesce a cogliere qualcosa di speciale anche laddove tutto sembra scontato o “normale”. Forse perché la sua è una riflessione non comune, sottile, che la porta ad osservare come da una posizione privilegiata ciò che le accade intorno. A commentare o raccontare con discrezione, anche quando ciò che osserva è terribile.
“The color of the season” in mostra alla GAM sino al 26 giugno, è una interessante mostra personale che raccoglie il lavoro della Galegati a partire dal 1994. Qui si condensa il suo sguardo attento, acuto, capace di comunicare attraverso molteplici forme: video, fotografia, pittura, installazione. Poliedrica la Galgeati, come lo è del resto il suo linguaggio.
Tra la galleria di lavori in mostra, molto intensa "Bonjour tristesse" (2006-2007), rara serie di scatti di uomini, scorci di vita, sublimata da quel salto scintillante di un bambino che sembra una piccola divinità classica. Nel suo sorriso, perfetto e innocente, nella tensione del suo corpo libero e in volo sta tanta forza quanta ne è nel pesante monito che dà titolo al lavoro. L’attenzione dell’artista ravennate ha spesso l’uomo come centro, colto in gran parte nella sua quotidianità, nei gesti semplici, normali, che però raccontano dell’esistenza che scorre. Lei che ha molto viaggiato riproduce nelle sue epifanie la bellezza o la sofferenza, il naturale grave attraversamento in questo modo. E lo fa sottovoce, sussurrando. È così nella videoinstallazione in cui la predominanza del colore viole sovrasta illuminando; ipnotizzando chi guarda. Sussurra quando ci racconta dell’incontro tenerissimo di due partigiani che al culmine della loro vita “ritornano in paradiso”  ritrovandosi e amandosi. Sussurra infine anche nella sua ultima produzione, che nasconde dietro le mille righe della tela balneare tipica delle sedie da mare anni ’70, la sua lucidissima rappresentazione/denuncia della guerra, con tutta la crudeltà che le è propria, l’orrore senza fine del ripetersi di un atto inumano eppure sempre presente nella storia dell’umanità.
In chiusura a smorzare e far pensare una piccola dedica al luogo che la ospita. Ironico e omaggio al suo paese: il ritratto ottocentesco di Garibaldi recuperato dai magazzini del Museo d’arte moderna e caricato su una deliziosa colorata moto Ape. L’esposizione di Stefania Galegati è stata supportata da FPAC di Francesco Pantaleone di Palermo e dalla Galleria Pinksummer di Genova che ormai da tempo sostengono il lavoro dell’artista.

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