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Il cantastorie buono di Palermo

Un mese fa, a 65 anni, l’addio a Giorgio Li Bassi capace, per quarant’anni, di raccontare vizi e virtù dei suoi concittadini. Ecco i momenti più importanti della sua carriera

Palermo. Quarant'anni al servizio della città di Palermo, in prima linea per raccontarne gioie e dolori, parafrasando la reale realtà, trasfigurandone le barbarie, le ingiustizie e le “romanticherie” in scene mai viste ma sempre dal sapore conosciuto.
Calcando le scene di un teatro che per lui è stato casa, appena un mese fa l'attore palermitano Giorgio Li Bassi ha dato l'addio al palco più imponente, quello della vita. Si è spento lo scorso 16 febbraio, a 65 anni, nelle stanze di Villa Sofia, dove pochi giorni prima era stato ricoverato per un ictus che lo aveva colpito. Ai funerali che sono stati celebrati nella Cattedrale del capoluogo siciliano, così come nella camera ardente allestita nei locali del teatro Spicuzza di via Don Orione, migliaia di persone, tra amici, parenti, autorità o semplici cittadini, hanno fatto a gara per esserci. Almeno un'ultima volta.
Quella dell'attore è una morte che a Palermo e ai palermitani ha strappato un pezzo di cuore, ha portato via un uomo che nonostante tutto – nonostante gli alti e i bassi di una carriera che negli ultimi anni lo ha visto prendersi una grande rivincita con “Mishelle di Sant'Oliva” di Emma Dante – la sua città la conosceva bene, dal profondo dell'uomo che era. E i palermitani, debitori verso la cultura che ha raccontato tra una rima e un monologo, se lo ricordano bene, con la sua lunga inconfondibile barba increspata e le forme da gigante buono.
A Giorgio Li Bassi è bastato soltanto che il giornalista e drammaturgo Salvo Licata, alla fine degli anni Settanta, gli regalasse la maschera di Peppe Schiera – il poeta di strada, sbeffeggiatore dei gerarchi fascisti – per diventare immediatamente la stella dei Travaglini, il locale di via XX settembre dove ha preso vita il cabaret made in Palermo. E con questo, dunque, anche lui.
Un rapporto embrionale quello dell'attore con la sua terra, con una Sicilia da cui si è allontanato soltanto per un breve periodo romano e alla quale è tornato per non lasciarla più. Un ritorno che ne ha sancito l'autorevolezza di attore fra i migliori del palcoscenico teatrale del capoluogo isolano, al fianco di nomi noti e apprezzati come quelli di Gigi Burruano, Lollo Franco, Giacomo Civiletti, Gianni Nanfa e Raffaele Sabato.
Nella carriera di Giorgio Li Bassi tanto teatro, ma anche molta tv privata e persino il cinema. Tra i suoi lavori teatrali, "Mano Mancusa" di Burruano e Scaldati, "Da grande voglio fare San Giuseppe" che è stato replicato 130 volte al teatro Madison, "Scusi, permesso, c’è nessuno?", la prima ripresa di "Palermo, oh cara", ma anche le rassegne di Monte Pellegrino con Raffaele Sabato – assieme al quale diede vita al Convento, ristorante-teatro di via Castellana Bandiera nel quale i due attori vestiti da frati francescani intrattenevano il pubblico durante la cena prima dello spettacolo –, fino alla più recente scoperta di Emma Dante e al suo rilancio in "Mishelle di Sant'Oliva". Per il Telegiornale di Sicilia è stato protagonista di “Amici per la Palla”, "Il mercante in fiera" e "Gli zii d'America", mentre Salvo Ficarra e Valentino Picone l'hanno voluto per una scena del film “Il 7 e l'8”.
Giorgio Li Bassi aveva però un gran cuore e tutti ricordano il suo impegno nel sociale. Circa due anni fa attraverso l'associazione “Il frate” che dirigeva, ha dato vita al laboratorio teatrale “Adesso parlo io”. Una serie di incontri espressivi teatrali, organizzata nei locali del teatro Montevergini e rivolta a giovani paraplegici e tetraplegici, che aveva come unico obiettivo quello di lasciare al scena ai ragazzi, permettendogli di diventare i protagonisti di una piéce in grado di raccontarli e narrare  il loro mondo e le loro vite.

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