
«Non può essere sottaciuta la sfida, che impegna oggi tutti gli apparati pubblici destinatari delle ingenti risorse del Pnrr, alla corretta utilizzazione dei relativi fondi sulle azioni od omissioni compiute dall’Autorità di gestione, oltre al recupero dei fondi indebitamente erogati». Lo ha detto la presidente della Corte dei Conti Anna Luisa Carra nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è tenuta nell’aula magna di Palazzo Steri, a Palermo.
Lo scudo erariale
«In tale contesto, già lo scorso anno la Corte aveva espresso le preoccupazioni legate alla proroga della disposizione normativa del cosiddetto «scudo erariale», che aveva escluso - ha aggiunto - la responsabilità per condotte attive gravemente colpose dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti. Questa disposizione è stata oggetto di numerose proroghe, l’ultima delle quali ha esteso il suddetto regime di favore fino al 30 aprile 2025. E’ già trascorso quasi un quinquennio dall’entrata in vigore della norma che doveva porre a riparo amministratori e agenti pubblici dalla cosiddetta paura della firma per favorire la celerità dei procedimenti di spesa e l’efficienza della pubblica amministrazione: nel futuro prossimo il banco di prova sarà costituito, appunto, dalla verifica della realizzazione degli obiettivi del Pnrr che i pubblici funzionari, affrancati dalla paura della firma, dovranno dimostrare di aver conseguito».
«In tema di responsabilità, desta forte preoccupazione l’apposizione di un doppio tetto al quantum da addebitare al responsabile del danno erariale, individuato nel 30 per cento del danno contestato e, comunque, in un importo non superiore al doppio del trattamento retributivo del dipendente all’epoca della condotta lesiva».
«A parte le osservazioni circa l’esiguità dell’importo, peraltro previsto in maniera generalizzata e non circoscritta ad attività particolarmente esposte a rischi finanziari elevati, ne discende - ha aggiunto - che le maggiori somme non risarcibili rimarrebbero comunque a carico dell’amministrazione, e quindi della collettività; verrebbero, inoltre, indeboliti gli effetti deterrenti della responsabilità amministrativa ed, infine, si determinerebbe una maggiore leggerezza nell’adozione di atti e provvedimenti amministrativi, a discapito del buon andamento dell’azione amministrativa».
L'informatizzazione del processo
L’informatizzazione del processo, in certi casi, è di ostacolo, anziché di ausilio, alla esigenza di celerità: il fenomeno critico sempre più presente è dato dalla complessità e ‘pesantezzà dei documenti informatici depositati dalla Procura regionale, provenienti da complesse indagini penali, spesso conglobate in unico file «a matrioska», contenente numerosi altri file ed allegati, ciò che ha reso, nel corso del 2024, impossibile per il Collegio giudicante visionare in alcuni casi i documenti depositati servendosi delle dotazioni informatiche della Corte. Sono state emesse sette ordinanze istruttorie per altrettanti giudizi con le quali si è onerata la Procura regionale (che si è adeguata) di scindere gli atti depositati in singoli documenti visionabili tramite l’applicativo Giudico. Ciò ha comportato, tuttavia, un allungamento dei tempi di definizione dei giudizi, tutti comunque già discussi nel corso del corrente anno», ha aggiunto la presidente della Corte dei conti Anna Luisa Carra nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della stessa Corte che si è tenuta nell’aula magna di Palazzo Steri, a Palermo.
«Sarebbe opportuno, in tal senso, uno sforzo collaborativo da parte degli organi di polizia giudiziaria che coadiuvano la Procura nelle attività di indagine (Guardia di Finanza e Carabinieri) - ha aggiunto la presidente Carra - affinché provvedano, già in sede di invio degli atti alla Procura regionale, a selezionare con i dovuti «omissis» tutte quelle parti del fascicolo penale non direttamente correlate alle ipotesi di responsabilità erariale, ivi comprese le trascrizioni delle intercettazioni, laddove riferibili a soggetti non implicati nel giudizio di responsabilità e separando in distinti documenti informatici gli allegati, agevolando, in tal modo, l’attività dei magistrati inquirenti e, conseguentemente, quella del giudice». ù
Il circuito dei controlli
«Nella concreta applicazione, le modifiche proposte in materia di controllo preventivo, anziché rispondere alla finalità ‘acceleratorià dell’azione amministrativa, potrebbero condurre quasi a una paralisi del circuito dei controlli, proprio per la pluralità dei soggetti che potrebbero richiederli ( regioni, comuni e altri soggetti pubblici) senza che ne sia circoscritta la tipologia, con il concreto rischio che, senza apportare alcuno snellimento alle procedure, si possano incentivare situazioni di illegittimità rilevabili proprio nei settori, particolarmente complessi e delicati, interessati dalla proposta di modifica».
«Una considerazione da valutarsi anche in relazione alla sottrazione degli atti attuativi del Pnrr al Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti - ha aggiunto la presidente Carra - la cui permanenza avrebbe assicurato un monitoraggio e una verifica dei risultati al fine di responsabilizzare in corso d’opera - stimolando processi di autocorrezione - le amministrazioni destinatarie nell’impiego delle risorse finanziarie per la realizzazione degli investimenti».
Poche denunce dalla pubblica amministrazione
«Si segnala che un rilevante numero di denunce è costituito da atti trasmessi in adempimento di specifici obblighi di legge e, in particolare, dalla trasmissione di delibere di riconoscimento di debiti fuori bilancio (1.999 su di un totale di segnalazioni per tutte le fattispecie di 7.605). Le autonome denunce di danno trasmesse dalle amministrazioni, nonostante gli obblighi più volte richiamati da questo Ufficio a mezzo note di coordinamento indirizzate a tutte le pubbliche amministrazioni, costituiscono una limitata parte del flusso totale (1%dalla Regione, 6% dagli Enti locali e 1% da altri enti pubblici)». Lo ha detto il procuratore della corte dei conti Pino Zingale nel corso dell’inaugurazione.
«Cominciano, però, a prendere quota - ha aggiunto - le denunce inoltrate dalle Asp e dalle altre aziende sanitarie regionali per fattispecie di malasanità, anche per merito dell’assessorato alla Salute della Regione, sollecitato a ciò esplicitamente nello scorso anno dalla Procura, nonché dalla campagna di sensibilizzazione condotta dalla Presidenza della Regione sulla necessità che al cittadino sia garantito un servizio di tutela della salute all’altezza degli standard previsti. Si rileva, purtroppo, che la maggior parte delle segnalazioni (33% del totale) perviene dall’autorità giudiziaria, in ragione all’obbligo sancito a carico del pm penale dall’art. Significative, poi, per numero ed entità, le segnalazioni, sempre da parte relative all’equa riparazione per l’eccessiva durata dei processi».
I numeri
«Nel 2024 sono state complessivamente 1.805, per un importo di 8.753.701,55 euro. Per alcune di esse, relative a fattispecie con caratteristiche decisamente anomale, sono in corso accertamenti istruttori ma per tutte viene in evidenza un mal funzionamento della macchina della giustizia che, oltre ad incidere negativamente sulla percezione che il comune cittadino ha dell’amministrazione della giustizia, costringe a distogliere ingenti risorse da più utili finalità sociali - aggiunge Zingale - Poco comprensibile appare, poi, il fatto che solo il 2% delle denunce provengano dal G.A., posto che il contenzioso innanzi a quella giurisdizione conosce numeri elevatissimi spesso con condanne più che significative della pubblica amministrazione».
«Cominciano a crescere, invece, le segnalazioni da parte della giurisdizione tributaria (6%), le cui pronunce - ha continuato - venivano sovente all’attenzione del pm contabile solo a seguito degli ulteriori sviluppi amministrativi del relativo contenzioso, su segnalazione dell’amministrazione finanziaria. Cominciano ad essere più che significative per numero e qualità le segnalazioni della Procura Europea (Eppo) connesse ad illeciti relativi a finanziamenti del Pnrr, come, peraltro, era stato previsto nelle passate relazioni di apertura dell’anno giudiziario. Si tratta di importi spesso rilevanti attraverso il cui non corretto utilizzo, oltre ad attrarre un indebito interesse della criminalità organizzata, quella mafiosa prima di tutte, si rischia di neutralizzare l’obiettivo “politico» dell’intervento finanziario europeo».
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