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Gioielli e Rolex acquistati con i soldi delle frodi sui bonus edilizi, siciliano indagato a Rimini

Gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza: nuovi sequestri e nuove richieste di rinvio a giudizio per l’operazione della Guardia di Finanza di Rimini sulla maxi frode da 440 milioni di euro per bonus locazione, sisma bonus e bonus facciate. La Procura di Rimini ha infatti emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 43 dei 72 indagati con la richiesta di giudizio immediato per altre 10 persone.

Uno degli indagati è residente in Sicilia

Il procedimento giudiziario Free Credit, sulla maxi truffa, coordinato dal pm Paolo Gengarelli, che nel gennaio del 2022 portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 72 persone e la richiesta di 43 misure cautelari, si è suddiviso in diversi tronconi. In quattro hanno già patteggiato, altre quattro richieste di patteggiamento sono in corso, uno degli indagati residente in Sicilia è nel frattempo deceduto, mentre partirà a fine febbraio il processo in abbreviato davanti al gup di Rimini per il commercialista riminese, Stefano Francioni con le ipotesi di reato di associazione per delinquere e reimpiego di denaro illecito. Per sei indagati poi il procedimento è stato trasmesso a Milano dove il gip ha convalidato le misure cautelari, applicando l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria.

Nuovi sequestri per oltre 2 milioni e mezzo

Al contempo, prosegue l’aggressione patrimoniale del nucleo di polizia economico finanziaria nei confronti degli indagati, con nuovi sequestri per altri 2,6 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi al 97% dell’ammontare della frode già recuperato. Tra i beni oggetto di sequestro figurano disponibilità finanziarie in istituti bancari sammarinesi, un’abitazione di pregio al ponte di Tiberio di Rimini e altre tre unità immobiliari, oltre a gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza nella disponibilità degli indagati, dislocate tra le province di Rimini, Roma, Brescia e Reggio Emilia.

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