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L'odissea dei 470 di Geo Barents, dal 9 maggio senza un porto in cui sbarcare

Un'operazione di salvataggio (foto d'archivio)

Ci sono 470 persone a bordo della Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare. Sono state soccorse, ricostruisce Msf, dall’alba del 9 maggio e nel corso delle successive 72 ore da sette diverse imbarcazioni in pericolo nelle zone Sar libica e maltese. Tra loro ci sono 195 minorenni, la maggior parte non accompagnati, e due bambini con meno di un anno di età. Gli ultimi due soccorsi sono stati eseguiti in zona Sar maltese.

«Siamo rimasti sconcertati dall’immobilismo delle autorità maltesi e italiane di fronte a quasi 100 vite umane in pericolo - afferma Juan Matias Gil, capomissione Sar di Msf - le forze armate maltesi, prime responsabili dei soccorsi in area Sar maltese, sono state informate nello stesso nostro momento, ma sono rimaste in silenzio e immobili, ignorando il loro obbligo legale di fornire o coordinare i soccorsi. Hanno inoltre ignorato la nostra richiesta di un porto sicuro».

«La maggior parte delle persone a bordo della Geo Barents - si legge in una nota di Msf - ha subito abusi e violenze di vario genere, incluse violenza sessuale e lavoro forzato. Quattro di loro hanno intrapreso il loro viaggio nel Mediterraneo con ossa fratturate, a causa delle violenze subite in Libia. Una soffre di diabete e, nonostante abbia bisogno costante di insulina, non l’ha assunta per settimane. Tutte le 470 persone a bordo sono fisicamente o mentalmente vulnerabili e hanno bisogno di sbarcare in un posto sicuro il prima possibile. Le autorità italiane, anch’esse responsabili delle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo - conclude la nota di Msf - non hanno garantito alla Geo Barents di sbarcare i sopravvissuti in un posto sicuro nonostante le sei richieste già inoltrate».

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