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Bancarotta: 2 anni e 4 mesi all’ex patron dell’Arezzo, Piero Mancini

Piero Mancini

L’ex presidente dell’Arezzo calcio e dell’azienda Ciet, specializzata in impianti telefonici, Piero Mancini, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi solo per uno dei capi di imputazione contestati sul crac del suo gruppo imprenditoriale. La condanna è scattata per la distrazione di un fondo a titolo personale di circa 2 milioni di euro, accusa che Mancini ha sempre respinto come le altre e per la quale era stato assolto in un altro procedimento per evasione fiscale.
Invece, il collegio del tribunale di Arezzo, presieduto dal giudice Filippo Ruggiero, lo ha assolto per il filone sull’Arezzo calcio, che era la parte più sostanziosa della requisitoria del pm Marco Dioni. Nel complesso, infatti, dei 60 milioni di crac che erano stati inizialmente contestati a Mancini e ai suoi collaboratori accusati di bancarotta fraudolenta, il pm Dioni nella sua accusa ne ha considerati 20 tra cui 13 ascritti proprio all’Arezzo calcio. Il pm aveva chiesto una condanna di 5 anni.
«Non ho mai distratto un centesimo per me né dai conti della Ciet né dell’Arezzo calcio - ha commentato Piero Mancini che è stato sempre presente in aula durante il processo - Sono sempre rimasto sulla barca insieme ai miei dipendenti per cercare di salvarla, per dare lavoro. L’amarezza però per la fine di una ditta come la Ciet che dava lavoro ad oltre 200 persone mi rimarrà fino alla morte. Peccato anche per l’Arezzo calcio, società fallita per nulla».
Nello stesso processo è stato condannato a 2 anni uno stretto collaboratore di Mancini, tra gli amministratori di società del gruppo. Assolte, invece, altre persone tra cui una figlia di Mancini. I fatti risalgono a metà degli anni 2000.

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