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Caso Cucchi, polemica fra la sorella Ilaria e il legale di due carabinieri condannati

Ilaria Cucchi all'uscita dell'aula bunker del carcere di Rebibbia per la sentenza sui depistaggi

Continuano le polemiche sul caso Cucchi, dopo la condanna di 8 carabinieri per i depistaggi messi in atto al fine di intralciare le indagini e rallentare l'accertamento di ciò che avvenne nella caserma dove il giovane fu portato dopo il fermo. Il processo, accusa Giorgio Carta, legale di due dei militari, Francesco Di Sano e Massimiliano Colombo Labriola, «dimostra com'è impopolare difendere le forze dell’ordine in Italia». Non ci sta Ilaria, sorella di Stefano, che replica: «Parole, dette proprio da lui, che mi suonano frutto di retorica falsa e stucchevole. Credo stia mancando profondamente di rispetto ad un giudice che ha dimostrato di conoscere le carte del processo molto meglio di me ma credo anche dell’avvocato Carta».

«La folla - lamenta da parte sua Carta - reclama pene per tutti, senza minimamente conoscere le versioni degli imputati, ritenuti tutti indistintamente colpevoli perché lo dice la tv. Del resto, nessun organo di stampa ha mai riportato i diversi argomenti difensivi dei militari accusati». Quanti sanno, chiede, «che Colombo Labriola è sotto processo per aver stampato e subito consegnato due documenti scritti da altri che nemmeno ha potuto leggere? Quanti sanno che Di Sano è stato condannato per avere eseguito, da giovane carabinierino alle prime armi, l'ordine di firmare un atto che non aveva (e tuttora non ha) motivo di ritenere falso? Nessuno, eppure tutti invocano festosi la ghigliottina e pochissimi si pongono dubbi o azzardano distinzioni. Chiedete allora a Ilaria Cucchi ed al suo difensore - aggiunge il legale - perché pubblicamente lodano il luogotenente Colombo Labriola, ma al processo ne hanno sollecitato la condanna».

Non si fa attendere la risposta di Ilaria Cucchi. «Forse - osserva la sorella di Stefano - l’avvocato Carta si è dimenticato di avere lui stesso difeso i carabinieri Riccardo Casamassima e Maria Rosati che hanno denunciato tutti gli imputati condannati, che lui oggi difende. Forse l’avvocato Carta non ricorda di aver difeso nel processo dei depistaggi il carabiniere Di Sano e il luogotenente Colombo Labriola che avevano posizioni ben diverse e che hanno tenuto un comportamento diametralmente opposto durante il processo. Ma quel che più è stupefacente, leggendo quanto dice oggi, è il fatto - dice ancora Ilaria - che possa aver dimenticato di aver chiesto lui stesso la condanna di tutti gli imputati, chiedendo al giudice di potersi costituire parte civile contro di loro per chiedere il risarcimento dei danni a favore dello stesso Colombo Labriola».

Una cosa, conclude, è certa: «Io non sono avvocato, ma quel che posso dire è che ho l’impressione che il luogotenente Colombo Labriola continui a rimanere vittima di questa confusione. E per questo non posso che esprimergli tutta la mia solidarietà».

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