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I vescovi siciliani: mafiosi fuori dalle confraternite

A conclusione dei lavori della Sessione primaverile della Conferenza episcopale siciliana, i vescovi hanno indirizzato alle 1.053 confraternite dell’Isola una Nota pastorale che sottolinea «l'urgenza dell’evangelizzazione» e l’obbligo di accogliere tra i propri membri persone che «non appartengono ad associazioni di tipo mafioso, non sono contrarie ai valori evangelici e non si sono rese colpevoli di delitti disonorevoli». Per coniugare il momento cultuale con gli impegni della vita cristiana, le Confraternite «devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo, e la testimonianza di fede all’interno della comunità ecclesiale e nella vita quotidiana».

L’educazione alla fede, sottolineano i pastori delle 18 diocesi dell’Isola, «è un compito impegnativo che non s'improvvisa, ma si realizza curando la formazione spirituale. La scelta di aderire ad una Confraternita presuppone il desiderio di un maggiore impegno di vita cristiana. Occorre evitare la contraddizione di aderire a una realtà ecclesiale più impegnativa e non vivere da buoni cristiani e onesti cittadini».
L’esigenza di una formazione più intensa «nasce dalla natura stessa dell’appartenenza, abbracciata per amore della devozione che vi ha coinvolti e responsabilizzati, a cominciare dalla corretta e scrupolosa amministrazione dei beni. Ciò è frutto di un senso di onestà e di legalità, e soprattutto l’espressione della coscienza che i beni di una Confraternita sono beni ecclesiastici, non privati, e la loro destinazione, oltre che riguardare le esigenze della stessa, riguarda i bisogni dei poveri e della comunità ecclesiale».

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