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Vaccinare i bambini e fare la terza dose, le domande aperte sulla lotta al Covid

Una ragazza riceve il vaccino

Vaccinare i bambini e fare la terza dose: sono queste le grandi domande aperte sui due nuovi capitoli della vaccinazione anti Covid-19. Resta poi sullo sfondo il problema di come convincere i 6,8 milioni di italiani che finora non si sono vaccinati: solo una parte di questi fanno parte del gruppo dei no-vax, il resto è stato frenato da dubbi e paure.

Bambini indifesi davanti alla variante Delta

Finora vaccinare i bambini è stata considerata una scelta dettata dall’epidemiologia: poiché i bambini potevano contrarre il virus SarsCoV2 senza avere sintomi, ma potevano comunque diffonderlo, proteggerli con il vaccino avrebbe significato proteggere l’intera comunità e alzare un argine in più contro l’epidemia. Le cose sono però cambiate: se i bambini avevano sostenuto bene l’impatto della variante Alfa, davanti alla Delta sono più indifesi. Per Guido Rasi, consulente del Commissario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, i bambini possono dare un contributo alla diffusione del virus, ma la protezione del vaccino «è soprattutto per loro stessi perché vediamo che, purtroppo, la variante Delta in questa quarta ondata non risparmierà neanche loro». Il primo via libera ai vaccini per i bambini di età compresa fra 5 e 11 anni è arrivato dall’ente regolatorio statunitense, la Food and Drug Administration (Fda), mentre è in corso la valutazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema). Le indicazioni della Fda riguardo le dosi per i bambini prevedono un terzo dell’attuale vaccino Pfizer e un decimo del Moderna: per tutte e due i vaccini si prevede quindi una dose di 10 milligrammi invece di 30 e 100, rispettivamente.

La terza dose è necessaria

L’altra grande domanda sui vaccini riguarda la terza dose. Davvero è necessaria? La risposta è sì stando ai dati stati pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine e arrivano da Israele, il Paese che per primo ha promosso una campagna di massa con il vaccino della Pfizer/BioNTech: indicano che gli anticorpi cominciano a ridursi già a due mesi dalla seconda dose in tutte le fasce d’età e che dopo sei mesi si riscontra un aumentato sia dei contagi, sia dei casi di malattia grave. «Alla luce dei dati rilevati in Israele, c’è da attendersi un aumento ulteriore di contagi e malati gravi», ha osservato il virologo Francesco Broccolo dell’università di Milano Bicocca.

Ma per quanto tempo sarà efficace

L’altra grande domanda è: per quanto tempo sarà efficace la terza dose? Per Rasi non è da escludere che possa essere l’ultima, se non emergeranno nuove varianti. Molti immunologi, ha detto, valutano che il ciclo tradizionale di una vaccinazione preveda tre dosi» perché queste «sono per il sistema immunitario un ciclo completo, che stabilizza la memoria immunologica. Se le varianti del virus restano queste, potremmo aver finito qui. Sono fra gli ottimisti». Se, infine, l’intervallo minimo per fare la terza dose è stato indicato in sei mesi, ci si chiede se e in che caso non sia opportuno aspettare più a lungo per prolungare al massimo i benefici. La risposta è nel livello degli anticorpi. «Non è stato stabilito un correlato di protezione assoluto per ciascun individuo, ma la scienza dice che si ha una protezione adeguata con 500 BAU per millilitro», ha detto Broccolo riferendosi all’unità di misura Binding Antibody Unity fissata come standard dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). E’ un’analisi che si fa nei laboratori al costo di circa 35 euro ed è in arrivo nelle farmacie un test semiquantitativo, ma sufficiente per avere un risposta, che costerebbe circa la metà. «Il fatto è - ha rilevato il virologo - che attualmente non sappiamo quanto durerà la protezione della terza dose del vaccino», come indicano i dati pubblicati recentemente sulla rivista Nature Medicine dall’università australiana di Melbourne.

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