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Il boss di Mazzarino torturava le vittime, si vantava di essere un "chirurgo senza anestesia"

Salvatore Sanfilippo, secondo le carte dell'inchiesta, era solito sezionare ancora in vita e poi uccidere le sue vittime al fine di estorcergli informazioni sui clan rivali

Un fermo immagine tratto da un video diffuso dai carabinieri di Caltanissetta

Il boss di Mazzarino Salvatore Sanfilippo, si vantava in famiglia di avere la «laurea del rispetto» e di essere un «chirurgo senza anestesia», riferendosi al fatto che torturava le sue vittime amputandogli alcuni arti. È un particolare raccapricciante quello che emerge dall’ordinanza dell’operazione «Chimera» dei carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta che ha portato all’arresto di 50 persone e a misure interdittive per altre cinque.
Durante alcuni colloqui in carcere con i familiari il boss sottolineava di avere la laurea del «rispetto», e precisava che la prima che aveva conseguito era stata la laurea in «chirurgo senza anestesia». Da questa conversazione - si legge nell’ordinanza - emerge chiaramente la caratura e la crudeltà criminale di Salvatore Sanfilippo, che era solito torturare, sezionare ancora in vita e poi uccidere le sue vittime al fine di estorcergli informazioni sui clan rivali.
Le indagini dei carabinieri hanno permesso di fare luce su due casi di lupara bianca, individuando gli esecutori materiali degli omicidi commessi per consolidare la supremazia della famiglia Sanfilippo sui gruppi mafiosi avversari. In particolare nel 1984 un operaio edile di 22 anni, anche lui mazzarinese, sarebbe stato attirato in trappola in un luogo isolato e poi bastonato, torturato e strangolato.
Nel 1991, un uomo di 28 anni, sempre di Mazzarino, sospettato di essere il custode delle armi per conto di uno dei clan rivali, prima di essere strangolato, sarebbe stato interrogato e mutilato. Gli tagliarono le orecchie, il naso e le dita. Il corpo, gettato dentro un pozzo, non è stato mai ritrovato.

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