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Con due dosi protetti al 97% dal rischio di morte per Covid: nuovo report sui vaccini

Due milioni di over 50 e oltre 35mila sanitari non vaccinati in Italia. Numeri più incoraggianti per la fascia 16-19 dove il 60,52% ha ricevuto almeno una somministrazione

Una minore durante la somministrazione del vaccino in una foto d'archivio

La doppia dose di vaccini scongiura il rischio morte nel 97,16% dei casi. I numeri del monitoraggio dell’Istituto superiore sanità, relativi all’ultimo mese, confermano l’efficacia del siero nella durissima battaglia contro il Coronavirus.

Percentuali che restano alte anche per chi ha inoculato una sola dose di vaccino, in questo caso si attesa all’84% l’efficacia contro i decessi. Entrando nel dettaglio e nelle diverse fasce di età è marcato il gap soprattutto in quelle più basse come per esempio gli 8o morti tra i 60-79 anni contro i sei di chi ha deciso di farsi somministrare le due fiale. E ancora: 28 morti «no vax» «nella fascia 40-59 anni contro solo due vaccinati.

La corsa all’immunità di gregge, obiettivo che potrebbe essere colto già alla metà di settembre, prosegue nonostante il fisiologico rallentamento di Ferragosto. Ieri il generale Figliulo ha annunciato che nel corso della prossima settimana verranno consegnate alle Regioni e Province autonome oltre 5,3 milioni di dosi per un totale disponibile che sfonda quota 11 milioni. Intanto, dal report settimanale della Struttura commissariale arrivano dati importanti e qualche elemento di preoccupazione, soprattutto per le fasce over 50.

Nella fetta di età più bassa, quella compresa tra i 12-15 anni, il 33,76% dei ragazzi ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre quelli che hanno completato il ciclo vaccinale sono il 12,97%; non è ancora vaccinato con alcuna dose il 65,63%. Numeri più incoraggianti per la fascia 16-19 dove il 60,52% ha ricevuto almeno una somministrazione.

Se per le giovani generazioni il barometro spinge verso il "sereno", per gli ultra 50enni il quadro è meno incoraggiante. Ad oggi sono ancora due milioni, pari al 21,23%, i soggetti totalmente scoperti. Un elemento di preoccupazione che spinge qualcuno a chiedere l’obbligo di vaccinazione per questa fascia.

«E' una decisione che lo Stato deve iniziare a valutare, serve una assunzione di responsabilità da parte dello Stato», afferma l'assessore alla Salute della Sicilia, Ruggero Razza. Per il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, quella dell’obbligo resta «l'ultima ipotesi». Altro nodo da sciogliere è quello del personale scolastico, a poche settimane dall’avvio dell’anno.

Nei giorni scorsi la struttura commissariale ha chiesto alle Regioni di inviare entro il 20 agosto una sorta di «fotografia» dello stato dell’arte: numeri di quanti hanno scelto di vaccinarsi. Il monitoraggio pubblicato oggi offre sul punto un dato parziale in quanto le cifre che le Regioni stanno comunicando alla struttura Commissariale sono ancora in corso di verifica.

Tra gli elementi variabili c'è la platea vaccinale, che cambia a seconda del numero di lavoratori di questa categoria impegnati in una determinata regione diversa dalla propria. La quota «no vax» tra i prof, ad oggi, si attesta intorno al 12,8%. Sicilia, Sardegna e Calabria tra le realtà più in difficoltà, Friuli e Campania tra le più virtuose. Infine tra gli operatori sanitari sono 35.691, pari al 1,82%, i totalmente scoperti. Il Veneto ha comunicato che sono 207 i sanitari «no vax». Non mancano anche episodi di intolleranza: scritte contro il vaccino sono comparse la notte sui muri esterni del Mandela Forum di Firenze, il palasport adibito da mesi a hub, così come le sedi di somministrazioni in Romagna sono state imbrattate con slogan e simboli.

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