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Renzi e il manager Presta indagati: "Finanziamento illecito per il documentario su Firenze"

Matteo Renzi

Una serie di bonifici sospetti, finiti nel 2019 anche all'attenzione della Uif, legati alla produzione del documentario "Firenze secondo me": ruota attorno a questo l'indagine avviata alcune settimane fa dalla Procura di Roma e che vede indagati per finanziamento illecito l'ex premier Matteo Renzi e l'imprenditore, manager di numerosi vip, Lucio Presta. A rendere nota l'indagine una anticipazione del quotidiano Domani.
L'attività istruttoria la scorsa settimana ha vissuto di una accelerazione con la perquisizione svolta presso gli uffici di Presta. Obiettivo di chi indaga acquisire i contratti stipulati dalla sua società, la Arcobaleno Tre, con il leader di Italia Viva per la produzione del documentario . Gli inquirenti hanno acquisito una serie di documenti che adesso sono al vaglio. Nel registro degli indagati è finito anche il figlio di Presta, Niccolò. Nei confronti suoi e del padre i pm contestano anche il reato di false fatturazioni.
Le verifiche dei magistrati di piazzale Clodio riguardano i circa 700 mila euro che Presta girò all'ex premier per il progetto televisivo andato poi in onda su Discovery. Una cifra ritenuta fuori mercato alla luce del fatto che il documentario presentato dal politico era stato comprato per poche migliaia di euro. Inoltre, Domani afferma che l'Arcobaleno Tre ha presentato a "Discovery una fattura da appena mille euro, che tra l'altro non risulta ancora incassata". Sostanzialmente il prodotto tv è costato "quasi un milione di euro tra compenso per Renzi e spese di produzione" ma ad "oggi non ha incassato nulla".

L'indagine

Il procedimento è stato incardinato dopo che sul tavolo dei pm è arrivata la segnalazione dell'Antiriciclaggio della Banca di Italia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il denaro incassato da Renzi sarebbe stato utilizzato per restituire il prestito di circa 700 mila che l'ex sindaco di Firenze aveva avuto dalla vedova dell'imprenditore Egiziano Maestrelli per l'acquisto di una villa nel capoluogo toscano da quasi 300 metri quadrati.
L'attività di indagine dei magistrati non si concentra solo sulla produzione del documentario, poi effettivamente realizzato e messo in onda, ma anche su due contratti e relativi bonifici da centinaia di migliaia di euro a favore di Renzi. Di questi atti gli inquirenti avrebbero trovato riscontri proprio nel corso della perquisizione svolta nella sede della società del produttore e agente. Si tratta di accordi per migliaia di euro, relativi alla cessione dei diritti d'immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme.

Nel decreto di perquisizione i magistrati romani li definiscono come "rapporti contrattuali fittizi, con l'emissione e l'annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell'utilizzazione quali costi deducibili inerenti all'attività d'impresa costi occulti del finanziamento della politica'".

I progetti non sono, infatti, mai stati realizzati e i bonifici effettuati in favore dell'ex premier non risultano essere stati iscritti a bilancio da Presta. Il quale, però, sottolinea la correttezza del suo operato. In una nota, il legale della Arcobaleno Tre sottolinea che la società si è subito "messa a disposizione dell'autorità giudiziaria, per chiarire rapporti di collaborazione nel campo delle prestazioni artistiche e autorali da parte di Matteo Renzi, che risalgono a quasi tre anni fa, inerenti il documentario 'Firenze secondo me'. Contrariamente a quanto si legge, si tratta di prestazioni esistenti, regolarmente fatturate all'Arcobaleno Tre e pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell'attività svolta, non al politico o al partito. Stiamo presentando una memoria con documentazione contrattuale e bancaria - conclude il legale - che certamente sarà motivo di attenta valutazione da parte della procura, onde fugare ogni dubbio sulla posizione dei signori Presta".

La replica di Renzi

"Non so in cosa possa sostanziarsi questo avviso di garanzia: tutte le nostre attività solo legali, lecite, legittime. Si parla di una mia attività professionale che sarebbe finanziamento illecito alla politica, cosa che non sta né in cielo né in terra. Quando arriveranno gli atti potremo discutere e confrontarci". Lo dice in un video su Fb Matteo Renzi. "Io non ho paura, sono andato contro tutti e contro tutto per fare un nuovo governo. Pensate se possono farmi paura con qualche velato avvertimento e con qualche avviso di garanzia comunicato via stampa in un determinato giorno".

"Oggi è un giorno molto importante, si discute in Senato del disegno di legge Zan, si presenta il mio libro Controcorrente, e, casualmente, ricevo una telefonata: mi chiama un giornalista per dirmi che sono indagato dalla procura di Roma, di solito queste comunicazioni le fanno i magistrati o al massimo gli avvocati, in Italia un giornalista", aggiunge Renzi. "Ci sono casualità che si ripetono: con una battuta potrei dire che l'altra volta che ho presentato il mio libro hanno arrestato il mio babbo e mia mamma, questa volta si sono limitati ad un avviso di garanzia. Io vado avanti, con più decisione di prima, a testa alta perché tutto quello che ci riguarda è trasparente, tracciato e bonificato. Non ho nulla da nascondere". "Buon lavoro ai magistrati, noi siamo a loro disposizione, buon lavoro alla stampa. Io ho la consapevolezza che non sto facendo nulla di illegale", conclude.

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