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Pignoramento da 26 milioni per Sicilia Digitale, servizi informatici della Regione a rischio paralisi

Pignoramento da 26 milioni di euro da parte di Engineering ai danni di Sicilia Digitale, la società in house della Regione Siciliana che si occupa di informatica per conto dell’Amministrazione. A rischio la continuità dei servizi informatici che, in epoca di smart working, vorrebbe dire la paralisi totale della macchina burocratica. Il decreto è arrivato negli uffici della società questa settimana ed è stata informata la stessa Amministrazione.

Si tratta di un provvedimento che segue la condanna inflitta alla società nel 2018 che le imponeva di pagare 28,5 milioni di euro (19,5 milioni più 9 di interessi) e che Sicilia Digitale aveva deciso, in accordo con gli ex soci (Enginnering/Accenture), di pagare in 13 rate dietro rinuncia al pagamento degli interessi. La società è riuscita a pagare cinque rate e poi si è fermata non avendo ricevuto pagamenti dalla Regione e da qui il decreto notificato questa settimana.

Non si tratta dell’unica «bomba» che potrebbe sganciarsi sui conti della società. Un altro pignoramento da circa 13 milioni potrebbe arrivare da Accenture, altra società che era nella compagine sociale dell’azienda dell’IT regionale. Dall’altro canto Sicilia Digitale aspetta ancora pagamenti dall’amministrazione per circa 74,5 milioni di euro di cui 45 già oggetto di decreti ingiuntivi notificati a Palazzo d’Orlèans. Un dedalo legale e finanziario su cui si addensano nubi che potrebbero essere scacciate dalla giustizia.

Oggi, infatti, a Palermo si riunisce la camera di consiglio che deve decidere sui due contenziosi attualmente aperti dai soci privati. Per uno dei due, da 78 milioni, infatti il giudice di primo grado ha deciso che nulla è dovuto. I magistrati oggi dovranno decidere se accorpare i due giudizi aperti e, salvando momentaneamente, in questa maniera le casse della società. La Regione è stata informata di quello che sta accadendo e, in replica alle richieste degli amministratori ha chiesto di mettere in atto «tutti gli atti necessari alla difesa».

Ma da difendere c’è ben poco con i conti correnti che già sono stati bloccati, le speranze di una soluzione vengono dalla giustizia o da un intervento finanziario di Palazzo D’Orléans. Un blocco dei servizi erogati dalla società significherebbe la paralisi: Sicilia Digitale fornisce alla Regione, tra l’altro, la piattaforma per lo smart working, il protocollo informatico, la compilazione delle buste paga per i medici di medicina generale e dei dipendenti della Regione, la gestione delle centrali del 118.

Inoltre, secondo il testo unico delle società partecipate in caso di fallimento di una società a controllo pubblico (quale Sicilia Digitale) titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società che gestiscano gli stessi servizi di quella dichiarata fallita. Unica soluzione soluzione sarebbe il ricorso al mercato con problemi di continuità dei servizi ed un costo per le casse pubbliche.

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