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Inchiesta su dati Covid in Sicilia, la dirigente arrestata: "Mettici 2mila tamponi rapidi, fregatene"

Conversazioni concitate, il timore di finire in zona rossa, i conti che non tornano, l'esigenza di "diluire" i decessi per evitare di segnalare di aver superato quota 20 giornalieri e di aumentare il numero dei tamponi fatti. A novembre scorso all'assessorato regionale alla Sanità si sono vissuti momenti frenetici. I dati dei contagi da Covid e dei decessi in Sicilia erano allarmanti. E l'ansia e il panico di dirigenti e assessore sono evidenti nelle conversazioni telefoniche intercettate dal Nas che oggi ha arrestato tre persone per falso, tra le quali la dirigente del dipartimento che forniva i dati all'ISS Letizia Di Liberti. L'assessore è indagato. "... Ma mettici 2.000 di rapidi.. fregatene!!!", dice, per gonfiare i dati sui tamponi fatti, la Di Liberti all'impiegato della società che gestisce il sistema informatico dei flussi da comunicare all'Iss .

"Razza è seccato. - spiega Di Liberti non sapendo di essere intercettata, - mi disse: il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto".

"Ci dissi ma non è vero, reggiamo perfettamente. - racconta la dirigente al suo interlocutore sempre riferendo la conversazione con Razza - Anche se in realtà, non ti dico, oggi è morta una, perché l'ambulanza è arrivata dopo 2 ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c'è il magistrato che già sta, subito, ha sequestrato le carte…. 2 ore l'ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Tutte!".

Parlando con il dirigente Mario Palermo, anche lui indagato, il 4 novembre discute del numero dei decessi da comunicare. "Quindi sono anziché 26, 19", dice la dirigente - Ok. Che non superiamo i 2, che è pesante". Il collega le dice: "2? Ne diamo venti?". "No, no 19 arriva a 19", risponde la Di Liberti.

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