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Vaccino anti-Covid, il piano del governo: entro marzo 6 milioni di italiani vaccinati

Vaccinazioni per il Covid

Entro la fine di marzo 6 milioni di italiani saranno vaccinati ed entro la fine dell’anno il nostro paese potrà contare su 60 milioni di dosi dei farmaci di Pfizer e Moderna, sufficienti a proteggere 30 milioni di persone. Il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri rilancia l’obiettivo del governo e ribadisce che non ci sono al momento problemi per l'approvvigionamento delle dosi, grazie all’accordo siglato dall’Unione europea con le due case farmaceutiche americane per il raddoppio delle forniture previste per il 2021 e l’arrivo imminente del vaccino di AstraZeneca, la cui commercializzazione dovrebbe essere autorizzata dall’Ema entro la fine di gennaio.

La questione delle scorte, soprattutto in vista del richiamo del vaccino dopo 21 giorni dalla prima somministrazione, è però un tema sul tavolo, come dimostra l’uscita di Vincenzo De Luca: «Oggi esauriamo le dosi consegnate alla nostra regione e le Asl si fermano per mancanza di vaccini. E’ l’esito di una distribuzione fatta in modo sperequato nei giorni scorsi» dice il presidente della Campania chiedendo certezze sia sulle nuove forniture sia sul personale aggiuntivo per effettuare le somministrazioni.

Parole alle quali risponde lo stesso Arcuri garantendo che nelle prossime ore arriverà la terza tranche dagli stabilimenti della Pfizer in Belgio, 470mila dosi che saranno distribuite nei 294 punti di somministrazione in tutta Italia e alle quali si aggiungeranno anche le prime 47mila dosi del farmaco di Moderna. «De Luca ha giustamente lanciato l'allarme ma se il modello distributivo di Pfizer funzionerà, e non ho dubbi su questo, riceverà le nuove dosi».

Niente polemiche dunque, anche perché negli uffici del Commissario sanno bene che quello del richiamo è un passaggio importante e che basta un solo intoppo nella catena della distribuzione per farlo saltare. Lo ha ribadito anche il presidente della Società italiana di pneumologia e membro del Cts Luca Richeldi. «Sulle basi delle attuali indicazioni dell’Aifa e degli studi disponibili, resta al momento l'indicazione di effettuare la seconda dose dopo 21 giorni dall’inoculazione della prima».

Per questo, fin dall’inizio della campagna vaccinale, è stato ribadito alle Regioni e alle province autonome di non somministrare tutte le dosi consegnate ma di tenerne sempre un 30% di scorta. Ed è quello che è avvenuto in quasi tutta Italia: solo Campania, Veneto, Toscana e Umbria hanno somministrato tra l’80 e il 90% delle dosi, mentre altre 8 regioni sono attorno al 70%. Tre invece - Calabria, Lombardia e provincia di Bolzano - non raggiungono il 40%. Ma anche su questo il Commissario spegne ogni polemica.

All’inizio c'è stato qualche problema; dopo una settimana, grazie alla "collaborazione costante» proprio con le regioni, la macchina si è messa in moto e ad oggi tutti i territori «stanno facendo un lavoro soddisfacente». Serviranno però ancora mesi di sforzi e di collaborazione per vedere i risultati: siamo a 600mila vaccinati, che equivale all’1% della popolazione italiana. Ma per vedere gli effetti del vaccino bisogna raggiungere il 20-30% e per avere l’immunità di gregge il 70-80%. E’ questo il motivo per il quale Arcuri ribadisce che l’obiettivo del governo è vaccinare tutti gli italiani che lo vorranno entro l’autunno. Nel frattempo, si spera che arrivi il via libera ad AstraZeneca e che non si inceppino le forniture di Pfizer e Moderna. E si va avanti con divieti e misure restrittive.

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