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Coronavirus, in 72 mila hanno ricevuto il vaccino: la Sicilia recupera ma è ancora indietro

Sono 72.397 le persone vaccinate contro il coronavirus in Italia, secondo l'ultimo dato disponibile sul portale online del commissario straordinario per l'emergenza. In testa per numero di somministrazioni il Lazio, con 16.366 vaccinazioni (il 35,7% delle dosi disponibili). Subito dietro il Piemonte (9.478 - 23,2%), la Toscana (6.824 - 24,4%) e la Campania (6.671 - 19,7).

La Sicilia? In ritardo in base ai dati pubblicati nel report del governo. Ma secondo il commissario per l'emergenza Covid Renato Costa, quei numeri sono indietro di almeno 24 ore. In una nota dell'assessorato regionale alla Salute, infatti viene precisato che "nella sola giornata di ieri, sabato 2 gennaio, in Sicilia sono stati complessivamente somministrati 4438 vaccini anticovid su altrettanti cittadini rientranti nel target previsto dal piano nazionale. Dall'avvio della campagna, nell'Isola sono stati effettuati circa 7mila vaccini".

Secondo la tabella del ministero, invece, la Sicilia ha somministrato soltanto 2.471 delle 46.510 dosi ricevute: il 5,3%. Peggio dell'isola fanno la Valle d'Aosta (4,4%), la Calabria (3,5%), la Lombardia (3%), la Sardegna (2,3%) e il Molise (1,7%). Ieri però l'Asp di Palermo in 10 ore ha effettuato più del doppio di vaccinazioni contro il Covid dei due giorni precedenti, segno di un possibile e auspicato cambio di passo.

A preoccupare però è la carenza di personale sanitario e di siringhe, alle quali si cerca di sopperire anche con medici in pensione o volontari e le scorte degli ospedali: sono questi alcuni dei problemi che comportano un andamento delle vaccinazioni in Italia meno veloce di quello che si auspicava.

In alcune strutture di Lombardia e Marche, non sarebbero invece ancora arrivate le siringhe di precisione: si è ricorso in alcuni casi alle scorte degli stessi ospedali. In alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della 'fase 1', partiranno il 7 gennaio, a causa del personale in ferie. In diversi punti vaccinali, il personale - anche alle prese con i tamponi - è pronto a fare i doppi turni mentre in altri è stato necessario richiamare medici in pensione.

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