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Migranti, naufragio a nord della Libia: cento persone in mare, sei vittime tra cui una neonata di 6 mesi

In mare da due giorni aggrappati ad un gommone come all'ultima speranza di farcela. Cento migranti, tra cui anche bambini e un neonato, sono finiti in mare a causa di un naufragio verificatosi nel Mediterraneo, a circa 30miglia a nord delle coste libiche di Sabratha. Sei le vittime, morta anche una bimba di 6 mesi soccorsa da Open Arms. Una mamma con i suoi due bambini che necessitano di cure urgenti sono stati recuperati e verranno prima trasferiti a Lampedusa e poi a Malta per l’assistenza del caso.

Il gommone sui cui stavano cercando di attraversare il Mediterraneo non ha retto, forse, il peso dei tanti che erano a bordo. Testimoni oculare dell’ennesima tragedia sono stati i volontari di Open Arms, l’unica nave umanitaria impegnata in questo momento nell’attività di ricerca e soccorso dei migranti che fuggono dalla Libia e che già nella giornata di ieri aveva soccorso altri 88 disperati.

"I nostri soccorritori sono in acqua tentando di recuperare circa 100 persone tra cui bambini. L’imbarcazione ha ceduto, è quello che accade quando si abbandonano per giorni le persone in mare". L’equipaggio di Open Arms è costituito da 20 membri. "I bambini sono a bordo della Open Arms, l’equipe medica sta assistendo tutte le persone tratte in salvo", si legge in un altro tweet.

"Nonostante gli enormi sforzi dell’equipe medica, è venuta a mancare a causa del naufragio", dice in un tweet la ong spagnola, che aggiunge: "avevamo chiesto per lei e per altri casi gravi un’evacuazione urgente, da effettuare tra breve, ma non ce l’ha fatta ad aspettare. Siamo addolorati".

L’imbarcazione, ha spiegato la Ong, si trovava in acque internazionali. Nell’area non sono presenti nè la guardia costiera libica nè quella italiana. "Nello stesso momento in cui interveniamo lì - ha proseguito la ong - abbiamo altre tre segnalazioni in corso. la segnalazione è arrivata da Frontex".

L’imbarcazione, dice la Guardia Costiera italiana, era in area Sar di responsabilità libica e la Ong è stata contattata in quanto "mezzo più utilmente impiegabile al momento". Una volta raggiunto il punto indicato, però, i volontari si sono trovati di fronte una «complicatissima operazione di soccorso": il gommone, dice infatti Open Arms, con
a bordo circa cento persone tra le quali alcuni bambini e donne incinte, "aveva ceduto e le persone erano già tutte in acqua, prive di salvagente e di dispositivi di sicurezza".

Secondo la Guardia Costiera il cedimento è avvenuto durante le operazioni di soccorso. La Ong ha diffuso un video in cui si vedono decine di migranti in mare, la maggior parte attaccati a quel che resta del gommone su cui viaggiavano e con indosso il giubbotto lanciato dai volontari. Altri sono invece appoggiati a due grandi galleggianti di salvataggio lanciati in acqua dai soccorritori mentre alcuni, più isolati, sono distanti qualche decina di metri dai resti dell’imbarcazione.

La Guardia Costiera conferma la richiesta, arrivata per 4 persone, due bambini, una donna incinta e un giovane.
"Verificata l’indisponibilità di assetti operativi degli stati vicini che potevano utilmente intervenire - dice il comando
generale - è stato disposto l’invio di una motovedetta da Lampedusa con a bordo i medici del Cisom" e che dovrebbe
raggiungere la zona dove si trova Open Arms in tarda serata.

In base a quanto è stato possibile ricostruire, i migranti erano in mare da circa due giorni. I volontari di Open Arms
hanno operato con due Rhib, i gommoni di salvataggio utilizzati proprio per raggiungere il più velocemente possibile le imbarcazioni dei migranti in difficoltà ed effettuare i soccorsi in mare. Ma per i 6 c'è stato poco da fare. Il presidente di Open Arms italia Riccardo Gatti in un video ha sottolineato che in questo momento la Ong sta operando "da sola".

"Possiamo contare solo sui nostri mezzi, che sono due lance rapide e sei soccorritori: questo ennesimo naufragio dimostra come sia necessaria prima di tutto un’operazione congiunta in mare da parte dei governi dell’Unione europea e l’apertura di corridoi umanitari", ha aggiunto.

La nuova tragedia arriva nel giorno in cui l’Osservatorio sociale del Forum tunisino per i diritti economici e sociali
(Ftdes), ha pubblicato un rapporto secondo cui il numero di migranti privi di documenti che hanno raggiunto l’Italia nel mese di ottobre è aumentato del 180%, passando dai 381 di ottobre del 2019 a 1.328 di ottobre 2020. Anche le traversate intercettate dalle autorità sono passate dalle 14 di ottobre 2018 e le 47 di ottobre 2019 alle 157 di ottobre 2020. Il rapporto lega questo aumento all’aggravarsi delle crisi economiche, sociali e politiche. Oltre 11.212 migranti privi di documenti hanno raggiunto le coste italiane in 10 mesi (dal 1 gennaio al 31 ottobre 2020), 1.291 dei quali minori non accompagnati, oltre a 11.900 migranti arrestati dalle autorità tunisine in 999 operazioni di emigrazione intercettate. Sebbene in gran parte uomini (9.240), la presenza di donne è comunque da considerare (308), anche se la maggior parte di esse emigra per ragioni familiari o insieme alla famiglia.

 

 

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