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Chiusura delle scuole? Alcuni sindaci vogliono la Dad, la Azzolina: "Focolai solo il 3,5%"

Scuole aperte o chiuse? Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, dopo aver organizzato il rientro in classe tutta l’estate, ha difeso in queste settimane la presenza dei ragazzi in classe almeno fino alla prima media anche se si è dovuta arrendere davanti ad alcune dure prese di posizione in alcune realtà come la Campania dove il presidente De Luca con varie ordinanze ha stabilito la didattica a distanza per tutti.

Ma non è l'unico che vorrebbe che le scuole chiudessero. Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha detto che sta valutando l’introduzione della didattica a distanza per tutti gli studenti, mentre continua la battaglia tra il ministero dell’Istruzione e la Regione Puglia: il primo si è costituito nel giudizio in corso dinanzi al Tar Puglia sull'ordinanza regionale che da fine ottobre ha disposto la didattica a distanza anche nelle scuole elementari e medie. Il procedimento nasce dal ricorso del Codacons Lecce e di alcuni genitori di figli in età scolare che hanno chiesto l'annullamento della delibera regionale ottenendone la sospensione. Dopo la sospensione decisa dal Tar venerdì scorso, il governatore Emiliano ha emesso una nuova ordinanza che, in sostanza, consente alle famiglie di scegliere se mandare i figli a scuola o far seguire loro le lezioni da casa.

E ieri il sindaco di Palermo ha minacciato di chiudere le scuole dalla prossima settimana se l'Asp non fornirà dati rassicuranti sui contagi nelle scuole elementari che, ricordiamo, da Dpcm, rimangono aperte addirittura anche nelle "zone rosse".

Stamattina, però, il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, a Radio Anch'io, ha affermato che l'incidenza dei contagi a scuola è minima rispetto ai numeri complessivi. "I dati sui contagi nelle scuole li hanno le Asl e - ha precisato -li comunicano all’Istituto superiore di sanità che pubblica un rapporto complessivo una volta a settimana: l'ultima volta ha riferito che nelle scuole c'è il 3,5% di focolai rispetto a quelli di tutto il paese, sono dati buoni anche rispetto agli altri Paesi europei. Sarebbe interessante e li riceveremo i dati che riguardano i numero dei tamponi effettuati e la percentuale di positività".

"Le Asl sono molto in affanno ma il tracciamento per le scuole è fondamentale", ha aggiunto. "Non possiamo accumulare dispersione scolastica soprattutto in alcune regioni del sud dove la dispersione c'era in tempi di pace, ora che siamo in tempo di guerra si accumula ancora di più. Oggi- precisa - un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino lombardo e veneto".

E intanto cresce il malcontento anche tra i genitori, tra chi vorrebbe immediatamente chiuse le scuole e chi invece vorrebbe che i propri figli continuassero a frequentarle. Oltre all'aspetto didattico, infatti, questi ultimi genitori, pensano a quello psicologico e relazionale. Sono molti i commenti e le email che giungono in redazione ([email protected]).

"Le scuole - dicono alcuni lettori - sono posti sicuri grazie al sistema creato ed è rimasto l'unico posto dove i nostri figli oltre ad apprendere possono socializzare e relazionarsi in sicurezza". C'è anche chi tra i genitori pone l'attenzione sul fatto che non tutti i bambini siano a disposizione di tablet e pc per seguire le lezioni e chi pone un problema logistico: se i bambini piccoli rimangono a casa i genitori non possono andare a lavorare. "Chi rimarrà a casa con loro - dice Lorena -, dovrò portarli dai nonni e questo non è un rischio?" C'è poi chi evidenzia come il problema non siano le scuole ma l'assembramento dei ragazzini nel pomeriggio nelle varie città.

Ma accanto a chi vorrebbe che i bimbi frequentassero in presenza c'è anche chi invece vorrebbe la didattica a distanza lamentando il poco rispetto del distanziamento in classe o l'utilizzo per tutte le ore della mascherina anche quando si è seduti al proprio posto.

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