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Coronavirus, vacanze e fuorisede: ecco perchè l'aumento dei casi in Sicilia è legato al turismo

Era prevedibile, ma sotto sotto la speranza che questo non accadesse era viva, anche se non esattamente supportata da tesi scientifica. Invece, niente da fare. Guardando i dati della nuova ondata di coronavirus, si potrebbe dire che regioni come Sicilia e Sardegna hanno sacrificato il loro essere in pratica “Covid free” in nome dell’economia, del turismo e delle vacanze. E  esprimendolo, questo concetto, non si andrebbe poi così distanti dalla realtà. Lo dicono i numeri, lo confermano gli esperti.

Come si legge in un articolo sul Giornale di Sicilia a firma di Luigi Ansaloni, il problema non sta solo nei contagi ma anche nei ricoveri, che parlano di un aumento esponenziale nelle regioni dove si concentrano i vacanzieri, dove si torna durante le ferie a trovare parenti e amici, dove insomma il turismo nella stagione più calda dell’anno la fa da padrone.

Lasciando perdere l'escalation dei contagi, che è sotto gli occhi di tutti, prendiamo gli ospedali: in Sicilia si è passati da 14 ricoverati e 0 in terapia intensiva del 18 luglio a 194 ricoveri e 13 in intensiva di ieri, in Sardegna da 7 ricoveri e 0 intensive di luglio si è arrivati a 96 ricoveri e ben 18 in terapia intensiva. Al contrario, al nord, nei luoghi martoriati dall’epidemia a marzo-aprile-maggio, hanno visto solo un lievissimo aumento degli ospedalizzati, e addirittura in un caso, come quello del Piemonte, vedere i ricoveri e i casi gravi scendere.

“Bisognava aspettare di più per riaprire al turismo, lo dico da tempo e quello che sto vedendo oggi per me non è certo una sorpresa", dice Massimo Farinella, direttore della Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’ospedale Cervello-Villa Sofia di Palermo.

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