Diplomi «venduti» senza neppure sostenere una lezione grazie alla falsificazione di documenti che attestavano il regolare percorso scolastico. E’ questa l’ipotesi della Procura della Repubblica di Agrigento, che ha tirato le somme di una lunga inchiesta e ha chiesto il rinvio a giudizio di 105 fra dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo di alcuni istituti paritari di Canicattì e Licata e delle province di Catania e Ragusa. L’indagine è stata avviata nel 2014 e si è allargata anche alle province di Catania e Ragusa, dove il «diplomificio» avrebbe avuto delle ramificazioni. Le accuse contestate dal pm Paola Vetro e dal procuratore Luigi Patronaggio, che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio, sono di associazione a delinquere, falso e abuso di ufficio. I pm ipotizzano che la presunta organizzazione avrebbe pure reclutato sul territorio parenti, amici e conoscenti, ai quali serviva il diploma che sarebbe stato loro «regalato» per potersi iscrivere all’università. L’udienza preliminare che scaturisce dall’inchiesta «Diplomat» è in programma il 21 ottobre davanti al gup Francesco Provenzano. Uno dei presunti promotori dell’associazione sarebbe stato, secondo quanto emerge dall’indagine, l’ex deputato regionale Gaetano Cani, di Canicattì, responsabile del centro studi «D’Annunzio», al quale, negli anni scorsi, nelle battute iniziali delle indagini, furono sequestrati 300mila euro in contanti, nascosti in una scatola di scarpe.