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Incubo Coronavirus, mille contagi in un giorno: l'ombra di nuove chiusure

Turisti in giro per Roma

Il coronavirus è tornato a fare paura. I contagi non si fermano, in Italia ormai sfiorano i mille contagi al giorno. Numeri preoccupanti, già visti a maggio, anche se allora erano ancora più drammatici sui ricoveri in terapia intensiva e decessi.

Ma i timori del momento alzano il livello di guardia e i governatori iniziano a ipotizzare nuove restrizioni, come nel caso di De Luca in Campania che - se il trend si dovesse confermare - chiede al governo il ritorno alla parziale 'chiusura' delle Regioni. Il governatore è pronto ad invocare una nuova stretta sulla circolazione nel Paese, per chiedere all'Esecutivo di puntare a "ripristinare la limitazione della mobilità intraregionale. Lo decideremo tra 15 giorni con grande determinazione, salvo i casi di motivi di lavoro o di salute. Ci regoleremo anche sui contagi nel resto d'Italia", sottolinea De Luca per il quale "di fronte a questi dati che cominciano a essere pericolosi bisogna bloccare i viaggi all'estero". Per il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno, invece, "le misure restrittive per fermare la crescita della curva vanno prese immediatamente".

Il picco estivo di contagi continua a crescere: sono 947 i nuovi casi registrati ieri, per un totale di 257.065, e nove i morti nell'ultimo bollettino, complessivamente 35.427. Crescono anche i ricoveri, che toccano quota 919 con i 36 in più rispetto al giorno precedente, ma restano per fortuna stabili le terapie intensive. Si conferma l'abbassamento dell'età dei malati nelle ultime settimane: si tratta sempre più spesso di giovani sulla media dei 30 anni, a cui ora il ministro della Salute Speranza lancia un appello. "Loro hanno sintomi debolissimi o non hanno sintomi - dice - ma presto il contagio potrebbe arrivare a genitori e nonni".

A guardare in grandangolo la situazione dei nuovi positivi nel Paese è la fondazione Gimbe, che rileva un aumento di oltre il 140% dei contagi nell'ultimo mese, confrontando i 3.399 nuovi casi rilevati dal 12 al 18 agosto con i 1.408 della settimana fra il 15 e il 21 luglio.

Resta alta l'attenzione anche sul fronte migranti. In queste ore, agli oltre mille focolai già emersi, si aggiungono i 38 nuovi casi di positività tra gli ospiti dell'hotspot Lampedusa. "È l'ennesimo episodio - commenta il governatore siciliano Musumeci - A più di due mesi dalla nostra richiesta il governo non si è ancora pronunciato sullo 'stato d'emergenza' per quell'isoletta".

Le preoccupazioni riguardano anche gli spostamenti interni dei turisti. Se rientrano le polemiche sui tamponi effettuati negli aeroporti - secondo le lamentele di alcuni non erano somministrati a tutti - esplode adesso il caso dei rientri dalla Sardegna. A Civitavecchia per il ritorno dei vacanzieri che sbarcano nel porto, il sindaco ha chiesto l'intervento dei ministri dei Trasporti e della Salute per scongiurare il rischio che il virus possa diffondersi anche in città: la richiesta è di far eseguire i test ai passeggeri dei traghetti diretti all'hub marittimo all'imbarco dalla Sardegna. La stessa ipotesi era stata avanzata nei giorni scorsi anche dalla Regione Lazio. Ma il governatore dell'Isola, Christian Solinas - alle prese con i casi di contagio a Porto Rotondo e Santo Stefano - chiarisce: "per noi non è necessario, non esiste nessun 'caso' Sardegna". E ricorda: "Roma avrebbe dovuto ascoltarci quando alla vigilia della stagione estiva chiedemmo i tamponi per i turisti in arrivo", inoltre "ci sono Regioni con molti più casi dei nostri, non capisco perchè la Sardegna debba essere trattata come un'Isola di untori e tutti i casi registrati sono di importazione".

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