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Dall'emergenza coronavirus alla carenza di acqua: in Sicilia è allarme

L'invaso Rosamarina

L'inverno 2020, caratterizzato da un "caldo anomalo" e da una rilevante scarsità di piogge, inizia ad avere i primi risvolti sull'approviggionamento idrico della Sicilia. Un'emergenza idrica alle porte? Non ancora e si spera che questi ultimi giorni di marzo e aprile possano portare nuove precipitazioni. A risentirne sono soprattutto le campagne e gli agricoltori, che, oltre a fronteggiare le conseguenze dell'emergenza coronavirus devono fare i conti anche con la siccità.

Un primo fronte di emergenza si è aperto nel Ragusano, a Vittoria, dove centinaia di famiglie, oltre a fronteggiare l'emergenza coronavirus devono fare i conti anche con quella idrica. "L'acqua manca in molte abitazioni, l'ufficio comunale a cui rivolgersi per fare le segnalazioni è chiuso e al centralino del Comune non risponde mai nessuno", dice Luigi Marchi, presidente provinciale di Confesercenti Ragusa.

L'approvvigionamento idrico di Vittoria presenta da qualche mese più di una criticità sia per una condotta idrica vetusta che per una insufficiente portata adatta a soddisfare i bisogni della città. "E' una situazione inaccettabile che va avanti da oltre sei mesi - aggiunge Marchi - e i cittadini vittoriesi sono costretti, sempre più spesso, a rivolgersi ai privati che con le autobotti riforniscono di acqua le abitazioni, al costo di cinquanta euro. Tutto ciò è inspiegabile considerato che l'acqua è un bene primario e considerate le tasse che già i cittadini pagano. Ho già fatto una segnalazione alla Prefettura di Ragusa - continua Marchi - a cui seguirà un esposto, nella speranza di risolvere un problema che la Commissione Prefettizia che gestisce il Comune non ha saputo affrontare e risolvere".

Sebbene nel resto dell'Isola la distribuzione nelle abitazioni non appare messa a rischio al momento, negli invasi comunque le riserve idriche sono ridotte rispetto allo scorso anno e a risentire della siccità sono soprattutto le campagne e gli agricoltori.

A lanciare l'allarme per i raccolti a rischio è la Coldiretti Sicilia, in particolare per alcune coltivazioni di punta, come la lenticchia di Ustica. "Dalla semina fatta a  gennaio ad Ustica non ha quasi mai piovuto e gli agricoltori  che producono lì, a poche miglia da Palermo,  stanno cercando di salvare il prezioso seme con irrigazioni di soccorso. E’ l’allarme di Coldiretti Sicilia che sottolinea come ad oggi, se non dovesse piovere,  il raccolto a fine maggio sarebbe almeno del 50 per cento in meno.   La mancanza di pioggia – sottolinea Coldiretti Sicilia – allarma tutti gli agricoltori  e la situazione è aggravata nelle isole dove si coltivano specialità uniche. I cambiamenti  climatici  stanno mostrando ogni giorno di più la carenza di infrastrutture. Occorrono interventi mirati, costruzione di reti capaci di portare acqua senza dispersioni.   Bisogna attuare  un’inversione di rotta – conclude l’organizzazione agricola – che permetta di investire ancora di più nella produzione di cibo, attività che, come dimostra l’emergenza coronavirus, è l’unica che non può fermarsi".

Anche le quattro dighe palermitane hanno il 30% di riserve idriche in meno rispetto allo scorso anno, come si evince da un approfondimento del Giornale di Sicilia di oggi. Anche in questo caso non si può ancora parlare di crisi idrica ma per gli agricoltori la siccità è già un problema, soprattutto in vista di maggio quando partirà la campagna irrigua per le coltivazioni, che ha un fabbisogno di circa 25-30 milioni di metri cubi di acqua.
Dalle Madonie continua l'allarme sulla disponibilità di foraggio: cominciano a scarseggiare anche le scorte e il prezzo è lievitato di oltre il 20 per cento.

Secondo il report mensile diffuso dall’Autorità di Bacino della Regione siciliana sulla situazione delle dighe al primo marzo, nonostante la pesante siccità del primo bimestre 2020, le conseguenze sui volumi degli invasi sono molto limitate. Dal monitoraggio emerge che "siamo molto al di sotto dei volumi dello scorso anno, quando erano disponibili 110 milioni di metri cubi in più, ma ben sopra i livelli preoccupanti del 2018, quando le disponibilità erano di circa 120 Mmc inferiori di quelle attuali".

Il monitoraggio non comprende le piogge cadute negli ultimi giorni, che comunque secondo i tecnici della Regione sono state finora poco significative e hanno prodotto qualche  lieve deflusso utile solo su pochi invasi. In questa fase i terreni così secchi tendono ad assorbire tutta la precipitazione e servirebbero perturbazioni ben più consistenti per incrementare le riserve. "La  notizia positiva - si legge nel report - è che nelle aree occidentali e tirreniche zone si attenua, almeno parzialmente, il fabbisogno irriguo, dando respiro alle coltivazioni di cereali".

L’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, nei giorni scorsi ha effettuato una verifica con il dipartimento Acque e rifiuti sulla capienza degli invasi e le risorse al momento investite, circa 27 milioni e 850 mila euro, per consentire il recupero della capacità degli invasi e il ripristino della funzionalità. L’assessore ha chiesto di programmare lo stato di avanzamento degli interventi di pulizia e procedere con le operazioni.

Sul fronte dighe il governo Musumeci sta lavorando su più interventi. A dicembre la giunta regionale ha stanziato su 600 mila euro per progettare la gestione e la messa in sicurezza di 8 invasi, attraverso i cosiddetti progetti di gestione. A beneficiare delle somme sono le dighe Arancio, Furore, Gorgo Lago, Lentini, Paceco, Ponte Barba, San Giovanni e Santa Rosalia.

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