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Coronavirus, l'infettivologo Bassetti: "L'Italia ha passato ben di peggio, mortalità bassa"

Coronavirus in Italia

Nessun allarme contro il coronavirus.  Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova e presidente della Sita (Società italiana di terapia antinfettiva, antibatterica, antivirale, antifungina) prova a tranquillizzare gli italiani, in questi giorni presi dal panico per la diffusione dell'infezione.

"Ho difficoltà a comprendere che gli stessi italiani che fino a tre mesi fa si vaccinavano, uno su cinque, contro l'influenza, oggi sono tutti a preoccuparsi per il coronavirus. Bisogna avere un po' di coerenza", ha detto. I numeri, secondo Bassetti parlano chiaro: "Il tasso di mortalità fuori dalla Cina è dello 0,5-0,8% mentre il dato complessivo è del 2,3% - aggiunge - Questi sono i numeri. Non li ho inventati io, sono questi i dati della letteratura scientifica internazionale. Chi ha numeri diversi da questi non segue la medicina basata sull'evidenza".

La sua diffusione, secondo l'esperto, non la rende ancora una pandemia, ma "un'epidemia che riguarda per il 90% ancora la Cina, con 80.000 casi e poco più di 2.500 casi fuori dalla Cina. Per il momento non si tratta ancora di una pandemia, potrebbe diventarlo. La rete infettivologica italiana ha passato ben di peggio. Le malattie infettive sono state ristrutturate completamente, a livello di rete, con la legge del 1990. Oggi gli infettivologi sono pronti su tutto il territorio nazionale. Sono sul campo tutti i giorni e sono quelli che affronteranno quest'emergenza. Come ne hanno affrontato molte altre affronteranno anche questa".

Bocciato l'uso della mascherina chirurgica: "Non serve a nulla", ha detto, perché "serve solo a limitare, cioè se ho un'infezione cerco di non disseminarla agli altri. La mascherina Ffp2, che noi operatori sanitari utilizziamo, ha una durata limitata e dura alcune ore visto che si riduce la sua capacità filtrante. Bisogna stare molto attenti a usare in modo appropriato questi dispositivi. Oggi, per la situazione epidemiologica italiana, a Roma e in qualunque altra città che non sia una di quelle endemiche, è inutile utilizzarle".

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