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Maltempo, da Sant'Agata a Eraclea Minoa è allarme erosione costiera

Da Barcellona Pozzo di Gotto a Sant'Agata di Militello, da Eraclea Minoa a San Vito Lo Capo, l'erosione costiera minaccia i litorali siciliani. Un problema che caratterizza le coste dell'Isola fin dagli anni ’80 eppure, nonostante le precauzioni prese, si assiste a una graduale riduzione delle spiagge. E il fenomeno si è aggravato dopo le ultime mareggiate causate dal maltempo che si è abbattuto sulla Sicilia nei giorni scorsi.

I litorali più colpiti sono quelli dei comuni che si affacciano sul versante tirrenico e parte dei litorali nebroidei. Primo fra tutti, la costa di Spinesante, per la quale sono pronti circa sette milioni di euro per mettere in sicurezza la costa.

A Barcellona Pozzo di Gotto, l'ultima ondata di maltempo ha colpito la costa, dove se non saranno presi i provvedimenti necessari il mare potrebbe colpire i muri delle abitazioni. Inoltre la spiaggia del litorale barcellonese rischia di scomparire. Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, a causa di una mareggiata, l'acqua ha persino sommerso l’area pedonale, la pista ciclabile e le panchine.

Il progetto per la riqualificazione - finanziato dal dirigente dell’Ufficio commissariale contro il dissesto idrogeologico Maurizio Croce – della zona si aggira intorno ai 254.000 euro.

A Sant’Agata di Militello il maltempo ha causato il crollo del muro della zona di parcheggio e parte della banchina tra il piazzale Impastato e la rotatoria di Villa Falcone e Borsellino.

Danni anche al litorale di San Giorgio, a Gioiosa Marea, dove le onde hanno raggiunto la piazza in direzione della tonnara. Il danno maggiore è stato causato dalla sabbia trasportata dalla mareggiata che ha mandato in tilt la rete fognaria del paese.

Qualche settimana fa è stata vittima delle mareggiate la costa occidentale della Sicilia, in particolare sono state colpite le spiagge di Eraclea Minoa, in provincia di Agrigento, e San Vito Lo Capo.

Ogni anno in Sicilia si perdono cinque chilometri di costa, ciò causato dal cambiamento climatico e da frangiflutti risalenti agli anni ’80 ormai inutili.

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