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Migranti, il Governo punta a ricollocamenti rapidi ma basta casi ong

Più efficaci nei fatti, con una spinta ai ricollocamenti e agli accordi di rimpatrio, meno roboanti nelle parole. E’ la linea nella gestione degli sbarchi di migranti, che emerge dopo il primo vertice di governo sul tema, convocato dal premier Giuseppe Conte in mattinata. In concreto, la scelta per i barconi che si avvicinano alle coste italiane dovrebbe essere quella di far sbarcare subito donne, bambini e malati e garantire tempi celeri agli altri migranti, grazie agli accordi di redistribuzione con i Paesi europei.

Conte, spiegano fonti di governo, resta fedele alla scelta di essere «rigorosi» nell’affrontare il tema dell’immigrazione clandestina, ma anche «umani». Il premier sarebbe convinto che sia il momento di fare «meno propaganda» e puntare sui risultati concreti. Tanto più che - fanno notare alcune fonti - le piccole imbarcazioni non hanno mai smesso di arrivare. Bisogna però conciliare la linea del M5s, che sul tema dei migranti non intende rinnegare la politica dell’ultimo anno (no ai porti aperti - sintetizzano - e all’accoglienza indiscriminata), con la sensibilità del Pd e di Leu più volta all’accoglienza.

Su un punto si sarebbe convenuto: basta con le scene di sofferenza dei profughi tenuti per settimane in mare a bordo dei barconi. L’idea è rodare un meccanismo per cui la ripartizione con gli altri Paesi europei sia il più possibile celere, quasi immediata. D’ora in poi - a quanto sintetizzano fonti Dem - si faranno sbarcare subito donne, bambini e malati: per gli altri migranti garantire subito il ricollocamento.

Nel vertice di questa mattina non si sarebbe parlato delle modifiche da apportare ai decreti sicurezza. Ma ci si sarebbe concentrati sulla spinta da dare ai ricollocamenti, alla luce delle garanzie che avrebbe avuto ieri Conte a Bruxelles.  Si tratta, spiegano fonti Dem, di agire a livello politico, nel breve e medio termine, per ottenere meccanismi quasi automatici. Modificare invece, come chiede l’Italia, le norme del regolamento di Dublino richiederà tempi più lunghi. In quest’ottica rientra anche l’idea di trattare a livello europeo con i Paesi africani sui rimpatri.

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