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Migranti, il Papa: "Costruiamo muri come a Berlino, l'uomo ripete gli stessi errori"

«Non so che cosa succede quando entra questa nuova cultura di difendere territori facendo muri. Già ne abbiamo conosciuto uno, quello di Berlino, che ci ha portato tanti mal di testa e tanta sofferenza. Ma sembra che quello che fa l’uomo è quello che non fanno gli animali. L’uomo è l’unico animale che cade due volte nella stessa buca. Rifacciamo le stesse cose». È quanto afferma il Papa in un’ampia intervista alla giornalista Valentina Alazraki per la messicana Televisa, rilanciata anche dai media vaticani.

«Alzare muri come se fosse questa la difesa. Quando la difesa è il dialogo, la crescita, l’accoglienza e l’educazione, l'integrazione, o il sano limite del 'non si può fare di più', ma è umano...», spiega Francesco, secondo cui, tra l’altro, «separare i bambini dai genitori va contro il diritto naturale, non si può fare. È crudele e si cade nella crudeltà più grande. Per difendere che cosa? Il territorio, o l’economia del Paese o vai a sapere che». Lo direbbe anche a Trump, perché «ho anche detto pubblicamente che chi costruisce muri finisce prigioniero dei muri che costruisce. Invece chi costruisce ponti fraternizza, dà la mano anche se resta dall’altro lato».

«È triste, vero?», reagisce il Papa a un riferimento sui «porti chiusi». E sul perché parli spesso dei migranti dice: «Perché è una priorità oggigiorno nel mondo», mentre «tutti i giorni veniamo a sapere che il Mediterraneo sta diventando sempre più un cimitero, solo per fare un esempio».

Il Papa tocca anche il tema della donna e dei maltrattamenti. «Il mondo senza le donne non funziona. Non perché è la donna a fare i figli, mettiamo da parte la procreazione. Una casa senza una donna non funziona. C'è una parola che sta per uscire dal vocabolario, perché fa paura a tutti: tenerezza. È patrimonio della donna. Ora, da qui al femminicidio, alla schiavitù, il passo è breve», dice.

«Come si crea quest’odio, uccidere donne è un’avventura? Non lo so spiegare. Ma è evidente che la donna continua a essere in secondo piano e l’espressione di sorpresa quando una donna ha successo lo indica bene». Sul tema degli abusi, Francesco difende la scelta del cardinale australiano George Pell, poi condannato in patria, nel "consiglio dei cardinali», come anche quella del cardinale honduregno Oscar Maradiaga ("contro di lui calunnie"), mentre assicura che i giornalisti lo hanno aiutato a capire come stessero avvero le cose nella Chiesa in Cila, travolta da uno scandalo di abusi e coperture da lui dapprima sottovalutate. E rivela una notizia: sul caso del vescovo argentino Gustavo Zanchetta, da lui nominato 'assessorè all’Apsa dopo aver lasciato la propria diocesi e poi accusato di abusi sessuali e di potere su seminaristi adulti, quindi sospeso, spiega che "circa 15 giorni fa mi è ufficialmente arrivata l’indagine preliminare. L’ho letta, e ho visto che era necessario fare un processo. Allora l’ho passata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, stanno facendo il processo».

Molti altri sono comunque gli argomenti trattati. Come la lettera di mons. Carlo Maria Viganò ("Di McCarrick non sapevo nulla, naturalmente, nulla"), sui matrimoni gay (sulla dottrina "sono conservatore: è un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale"), l’accusa di eresia (l'ha presa «con senso dell’umorismo», non dandole molto peso, «inoltre prego per loro perché stanno sbagliando e, povera gente, alcuni sono manipolati"). Sulla Cina ribadisce che rappresenta il suo "sogno», che le «relazioni sono molto buone» e che un viaggio gli «piacerebbe davvero». E sfiora anche aspetti personali: «Gli errori si fanno sempre. Mi confesso ogni quindici giorni, segno che commetto sbagli», ammette, ribadendo anche di «avere ancora la sensazione» che il suo pontificato sarà «breve».

(ANSA)

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