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Migranti, in Europa sono 90 milioni: vivono di più e si ammalano meno

Vivono mediamente più a lungo rispetto al resto della popolazione, si ammalano meno e fanno meno ricorso all'ospedale. Hanno una sorta di "vantaggio di salute" i circa 90 milioni di migranti e rifugiati che vivono in Europa, ma questo tende a ridursi col passare degli anni di permanenza nei Paesi di arrivo. È quanto emerge dal Rapporto sulla salute di rifugiati e dei migranti nella regione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), realizzato a partire da 13.000 documenti relativi a 53 Paesi dell'area. Il rapporto, precisa il ministro della Salute Giulia Grillo, mostra "che non c'è un aumento della trasmissione delle malattie infettive da parte della popolazione migrante".

Dal report, il primo del suo genere, emerge che i migranti rappresentano circa il 10% della popolazione generale e hanno tassi di mortalità più bassa per malattie come i tumori, ma acquisiscono i problemi di salute del territorio dove vanno ad abitare. Molte malattie non trasmissibili, come obesità e diabete, infatti, tra coloro che sono appena giunti, hanno tassi di prevalenza più bassi rispetto al resto della popolazione, ma i due tassi iniziano a convergere man mano che aumenta la durata del soggiorno nel Paese ospitante.

I migranti hanno però incidenti nei luoghi di lavoro più frequenti e più problemi legati alla gravidanza e alla salute materno-infantile. Sono poi più esposti a depressione e sindrome da stress post traumatico, un problema che riguarda fino a 36% dei rifugiati e al 2% dei migranti. Inoltre, tra gli stranieri resta più alto il tasso di incidenza di malattie infettive, come Tubercolosi e Hiv, contratte spesso durante il viaggio o anche nei paesi di destinazione ma con "un rischio molto basso di trasmissione al resto della popolazione". Per quanto riguarda però la Tbc, l'80% dei casi di contagio, riguarda 18 paesi dell'Europa dell'Est; inoltre, nei Paesi Europei, solo il 30% dei nuovi casi viene notificato tra migranti o rifugiati.

"A volte abbiamo preconcetti sulla salute dei migranti, ma ora abbiamo concrete basi scientifiche per ridurre i miti a riguardo", commenta Piroska Östlin, vicedirettore dell'Oms Europa. "Come recita il sottotitolo del rapporto presentato oggi - precisa il ministro Grillo - 'non c'è salute pubblica senza salute di rifugiati e migranti'". La nuova sfida per l'Ssn in materia, quindi "è riorientarsi dal problema delle malattie infettive presenti al momento di arrivo in Italia a quello della cronicizzazione".

Il rapporto è stato prodotto con il contributo scientifico dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp), appena nominato Centro collaboratore dell'Oms sull'evidenza scientifica e la capacity builiding sulla salute dei migranti. "Solo grazie ad evidenza e ricerca - precisa Concetta Mirisola, direttore generale dell'Inmp - è possibile avere dati che danno la possibilità di indirizzare scelte politiche precise" ed "evitare falsi allarmismi". (ANSA)

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