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Liste d’attesa nella sanità, in Sicilia fino a 2 mesi per accedere alle prestazioni: il 30% sceglie il privato

Servono fino a due mesi per accedere, in Sicilia, alle prestazioni specialistiche per le quali i tempi massimi di attesa non dovrebbero superare i 3 giorni. Questa triste realtà emerge dal 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”, del quale si è discusso oggi a Palazzo dei Normanni, promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) e realizzato dalla società Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema.

Nella nostra regione, le liste più lunghe si registrano per l’ecocolordoppler cardiaco dove l'attesa per il 21% degli utenti è anche di 57,2 giorni, seguito dalla colonscopia dove per il 41% è anche di 50 giorni.

Non va meglio per quanto riguarda le attese per le prestazioni da erogare entro i 10 giorni, che possono prolungarsi fino a 3 mesi: è il caso della mammografia bilaterale (88 giorni per il 30% degli utenti) e, nuovamente, della colonscopia (89,3 giorni per il 43% degli utenti).

Non ci sono buone notizie anche per i ricoveri. Ad esempio, per quelle da effettuare entro i 30 giorni, circa il 13% dei pazienti attende fino al doppio del tempo (67 giorni) per un ricovero ordinario, mentre per il 7,5% di chi è in lista per un ricovero in day hospital, l’attesa può protrarsi fino a 105 giorni.

Le liste d'attesa rimangono dunque uno dei problemi principali del Sistema Sanitario Nazionale, in particolare al Sud Italia e che "costringe" i cittadini a rivolgersi al privato o addirittura a ricorrere ad ospedali in altre regioni, come avviene in Sicilia nel 30% dei casi.

"Le liste d’attesa rappresentano un elemento di forte disuguaglianza sociale, in quanto inducono molti cittadini a rinunciare alle cure, a pagarle o a migrare nelle regioni nelle quali l’offerta sanitaria è programmata per rispondere in maniera efficiente e in tempi ragionevoli alla domanda di salute", ha dichiarato Barbara Cittadini, Presidente AIOP.

"Per risolvere questa criticità e superare le disomogeneità territoriali nell’accesso alle prestazioni sanitarie, risulta indispensabile - continua - potenziare, in termini quali-quantitativi, l’offerta dei servizi erogati, promuovendo la piena integrazione tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN, in una condivisione di intenti, affinché i valori del sistema universalistico e solidaristico non vadano smarriti e vengano preservati e custoditi".

Accanto a ciò emerge l’uso improprio del Pronto Soccorso. In tutta Italia, nell’ultimo anno, vi ha fatto ricorso quasi un terzo della popolazione nazionale adulta, pari a 14,5 milioni di italiani. Un modo anche per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie.

In Sicilia dove, in particolare, tra il 2017 e il 2018, è cresciuta del 71% la percentuale di pazienti che si sono rivolti ad un Pronto Soccorso pubblico che, non potendo assisterli in quell’ospedale, li ha inviati in una struttura accreditata del Sistema Sanitario Nazionale. Al vertice della classifica la provincia di Catania con il 164,3%, seguita da quelle di Trapani (75,8%) e di Palermo (74,3%).

“Per arginare questi fenomeni, che coinvolgono milioni di italiani, è indifferibile procedere - continua Barbara Cittadini - a una riorganizzazione del SSN, sia dal punto di vista economico-finanziario, sia dell’offerta sanitaria, che non è più coerente con la domanda di salute, come conseguenza dell’allungamento della vita media, dell’aumento delle patologie croniche e per effetto della progressiva diminuzione della quota del PIL destinata alla Sanità".

"Auspichiamo che le Regioni sappiano utilizzare adeguatamente, superando qualsivoglia resistenza ideologica, la risorsa della componente di diritto privato del SSN, che ha la possibilità di adeguare e incrementare la propria offerta di prestazioni in tempi rapidi e a costi contenuti. Le Regioni che hanno operato questa scelta si trovano oggi in una condizione migliore e registrano livelli più alti di soddisfazione dei cittadini", conclude Barbara Cittadini.

"Per la Sicilia il 2019 sara l'ultimo anno in cui si utilizzerà il budget storico per le strutture private, dal primo gennaio 2020 non sara piu cosi". Lo ha detto l'Assessore alla Salute Ruggero Razza intervenendo alla presentazione del Report di Aiop "Ospedali e Salute 2018". "Avvieremo un confronto con l'Aiop regionale - ha aggiunto - è vero che ci si puo muovere all'interno di risorse, ma la politica deve fare delle scelte, si aprirà un tavolo prima dell'estate e dal primo gennaio del 2020 non sarà piu possibile tenere per le strutture private in Sicilia lo stesso budget di 15 anni fa senza che esso sia profondamente rivisto e innovato". "Mi ha colpito leggere che alcune piccole strrutture della regione Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Veneto ricevano centinaia di pazienti, in un caso anche 365 in un anno per un valore medio di oltre 5 600 euro per ciascuno, senza che nessuno sia mai andato a controllare se cio che è stato scritto fosse vero o meno. Questo è singolare e da ora in poi verificheremo cosa accade attraverso ispezioni a campione", ha detto ancora  Razza.

"L’On. Miccichè anche oggi, in occasione dell’incontro promosso dall’Aiop (Ospedalita’ Privata) all’ARS, non ha tardato a fare sentire il suo autorevole parere sul futuro della sanità siciliana auspicando che in un prossimo futuro tutto il sistema sanitario regionale possa essere privatizzato. Ha ricordato l’esperienza lombarda del suo amico Formigoni che dovrebbe essere di esempio per noi siciliani - ha detto il deputato nazionale del Movimento Cinque Stelle Giorgio Trizzino -  Ha aggiunto che dobbiamo fare presto a consegnare agli imprenditori privati del settore tutti gli ospedali e le attività ambulatoriali. Secondo lui è più giusto che i privati si arricchiscano a spese dei malati perché il sistema privato genera più risparmio e fornisce prestazioni di più elevata qualità.  Gli ho risposto: no grazie!  Preferiamo che in Sicilia i suoi amici non ci mettano mai piede visto come è finito Formigoni condannato in Cassazione per essere stato il centro di un diffuso sistema di corruzione.  In Sicilia vogliamo una sanità pubblica che competa lealmente con la sanità privata ma su principi basati sulla integrazione dei due sistemi e sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini basati sulla gratuità ed equità.  Il nostro obiettivo primario è frenare la migrazione sanitaria, rendere trasparente il sistema sanitario e ridare fiducia ai cittadini.  Dobbiamo stare tutti dalla stessa parte per dare risposta ai malati e garantire la tenuta del sistema".

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