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Mafia, lo chef Natale Giunta: "Temo per la mia vita, ora sono solo"

Natale Giunta

"Ho la scorta soltanto in Sicilia, temo per la mia vita". Così, a 'Storie Italiane' su Rai1, Natale Giunta - chef siciliano noto per le partecipazioni a 'La Prova del Cuoco' e per aver denunciato e fatto arrestare chi gli chiedeva il pizzo - che ha voluto lanciare un appello poichè dal 2016 non gli è riconosciuta la scorta a livello nazionale e adesso teme per la sua vita e per quella dei suoi cari.

"A un tizio che ho mandato in galera, grazie alle intercettazioni in carcere, lo Stato ha sequestrato un patrimonio da 40 milioni di euro - ha detto lo chef -. Io penso che quel tizio quando esce dal carcere questa faccia non se la dimentica. Uso una parola che non ho mai usato tanto. Antimafia. Io faccio lo chef, io sono un imprenditore, non faccio politica. Faccio il mio mestiere e lo voglio continuare a fare tranquillo e sereno".

Natale Giunta, che al momento ha una tutela esclusivamente nel territorio siciliano, ha poi spiegato la sua vicenda: "Nel 2012 io faccio le denunce, nel 2013 arrestano cinque persone pericolose e dopo 48 ore mi mettono sotto scorta e fino al 2016 avevo la scorta in tutta Italia. A fine 2016 ricevo una telefonata dal nucleo scorte e mi comunicano che da quel momento non avevo la scorta quando uscivo dalla Sicilia. Passa un anno e a metà del 2017 ricevo una busta con un proiettile a casa. Nel 2018, a sei mesi dall’accaduto, dal nucleo scorte di Palermo mi annunciano che era terminata la tutela. Mi tolgono la tutela senza notificarmi nulla. Con l’avvocato... decidiamo di fare ricorso al Tar a Roma che, in via d’urgenza, riassegna subito la tutela".

Ad oggi lo chef, difeso in più occasioni anche dalla conduttrice Elisa Isoardi, lamenta il silenzio da parte delle istituzioni territoriali e l’isolamento dal punto di vista professionale, spiegando che dopo la prima denuncia ha subito numerose intimidazioni: "Ho avuto furgoni bruciati, un cane ammazzato, una busta con dei proiettili a casa, un sacco di intrusioni nel ristorante. Hanno minacciato la mia famiglia, sono andati dai miei per farmi cambiare idea, mi hanno mandato persone per farmi cambiare idea. C'è un paese vicino Palermo dove, tra il 2008 e il 2013, penso di aver fatto 100-120 matrimoni l’anno. Dal 2013 ad oggi, in quel paese, io penso di aver fatto 5 matrimoni. Sono passato da 500 a 5. Il concetto è culturale. Diventi scomodo e fastidioso all’interno di alcune strutture. Non è un problema politico. E’ un problema culturale, di mentalità e forse ci vogliono generazioni per cambiare".

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