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Loggia massonica segreta a Castelvetrano, l'intercettazione che mette nei guai Cascio

Francesco Cascio

L'accusa nei confronti di Francesco Cascio, ex presidente dell'Ars, arrestato nell'operazione Artemisia, è di favoreggiamento personale: avrebbe informato Giovanni Lo Sciuto, ex deputato dell'Ars sotto indagine, che in quel momento veniva intercettato dai carabinieri.

L'informazione sarebbe arrivata a Cascio attraverso Giovannantonio Macchiarola, capo della segreteria dell'allora ministro dell'Interno e vicepresidente del consiglio Angelino Alfano. Macchiarola è indagato per rivelazione di segreto d'ufficio.

"Le intercettazioni - scrivono i magistrati - hanno documentato che il titolare del Viminale, Angelino Alfano, grazie ai contatti istituzionali derivanti dalla carica rivestita, era entrato in possesso del dato relativo al procedimento penale nel quale Lo Sciuto era ricompreso. Tale importante notizia era diventata di dominio pubblico anche dell’entourage del ministro, con particolare riguardo a Giovannantonio Macchiarola, all’epoca capo segreteria particolare del ministro dell’Interno e di Roberto Rametta, all’epoca capo della segreteria del ministro dell’Interno". Insomma, la notizia su Lo Sciuto era arrivata legittimamente al ministero, ma sarebbe poi arrivata a Cascio che avrebbe informato il suo compagno di partito.

Secondo gli investigatori, la fuga di notizie sarebbe avvenuta il 15 settembre 2016. Quel giorno Lo Sciuto si era recato all’Assemblea regionale e aveva avuto un breve colloquio telefonico con Cascio, suo compagno di partito nel Nuovo Centrodestra, che lasciava presagire un incontro tra i due.

Lo Sciuto, una volta uscito da Palazzo dei Normanni, intercettato in auto disse: “I carabinieri hanno avuto il telefono sotto controllo quei venti giorni all'inizio... sarà venti giorni e poi l'hanno tolto...”. Negli uffici dell'Ars, dunque, avrebbe ricevuto la notizia sull'intercettazione nei suoi confronti da parte dei carabinieri.

In una nota diffusa dai suoi legali, gli avvocati Enrico Sanseverino, Roberto Mangano e Vincenzo Maria Giacona si dice "profondamente turbato e sorpreso dall’accaduto". L'ex presidente dell'Ars dice comunque di riporre "come sempre, fiducia nella magistratura". Nella nota legali scrivono che "l’unica ipotesi di reato per la quale il proprio assistito è coinvolto nell'indagine riguarda un’ipotesi di favoreggiamento semplice. L’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana è assolutamente estraneo a tutte le restanti ipotesi di reato riguardanti gli altri indagati".

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