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Aereo caduto, Andrea Tusa: «Mio padre era contento, stava realizzando grandi progetti»

Andrea Tusa

Sebastiano Tusa ha instillato curiosità anche nei suoi due figli. Entrambi studiosi. Andrea, ha 33 anni, è tornato a Palermo dopo avere completato gli studi in Francia e avere insegnato italiano lì. Adesso è impegnato in un dottorato di ricerca in antropologia all'Università.

Il grande ha studiato da archeologo come il padre e il nonno Vincenzo dal quale ha ereditato anche il nome. Ha 35 anni e da tempo è attratto dall'avventura della cucina e della ristorazione, vive a Londra. È tornato dopo la drammatica notizia per avvicinarsi alla famiglia cui si prospetta un'attesa non breve per il rientro delle spoglie dell'assessore regionale ai Beni culturali rimasto vittima del disastro aereo di Addis Abeba.

«Sono costantemente in contatto con la Farnesina. Sento gli uffici di Roma più volte al giorno ma non ci sono ancora grandi novità - dice Andrea Tusa -. Sappiamo che il luogo del disastro è ancora presidiato da militari e che sono in corso rilievi. Non sappiamo se dovremo andare lì oppure aspettare. Certamente si tratterà di settimane e non di pochi giorni».

Andrea, si vede, raccoglie le sue energie ogni momento per dare un senso a quello che è successo. Ragiona, progetta, immagina di rendere onore al padre in tanti modi anche raccontando come il loro rapporto si fosse fatto più intenso: «Volevo essergli più vicino, lo avevo deciso due anni fa. Non era stato bene e avevo sentito il bisogno di rientrare».

Nel frattempo un'idea gli era balenata in mente e col senno di poi sa un po' di amorosa premonizione: salvare e mettere in ordine il patrimonio librario della famiglia, del nonno e del padre. Il fondo appartenuto a Vincenzo Tusa, archeologo di fama mondiale, studioso dei templi di Segesta e Selinunte è custodito dalla Fondazione Whitaker.

«Quando è mancata mia nonna, ho avuto come un'illuminazione. Ho voluto portare a casa tutti gli altri libri di famiglia e di mio padre: testi di filosofia, storia, politica, mafia». Andrea e Vincenzo sono cresciuti in una villetta liberty vicino all'Arenella, acquistata tanto tempo fa da papà e mamma, Giulia Fanara, docente all'Università La Sapienza di Roma, prima compagna di vita di Sebastiano Tusa.

La somma di due grandi collezioni di libri costituisce una vera e propria biblioteca che potrebbe essere presto al centro di un progetto. «Papà mi aveva comprato un appartamento, si era sobbarcato un mutuo - ricorda Andrea -. Avevamo pensato di spostare lì molti volumi. Con l'idea di renderli fruibili. Fu una prova che si fidava di me».

Il lutto è come uno strappo, lo si ricuce con i ricordi e con l'attribuzione di un significato ad ogni gesto. «Raccontare mio padre richiederebbe davvero molto tempo. Mi portava con sé quando era impegnato negli scavi. Aveva una capacità incredibile di unire, di fare rete, di mettersi in relazione con gli altri. Era felice di avere il ruolo di assessore, si era creata la congiuntura giusta e credeva in quello che stava facendo - dice Andrea - Voleva raggiungere degli obiettivi e li sentiva alla sua portata».

Gli occhi commossi di Andrea anticipano un'intenzione, quella di custodire la memoria materiale e immateriale di Sebastiano Tusa studioso, uomo di ricerca, padre: «C'eravamo visti la sera prima della sua partenza al Museo Riso assieme a sua moglie (Valeria Patrizia Li Vigni che ne è direttrice, ndr). Sto lavorano ad una ricerca all'università, ne parlavo a papà, lo aggiornavo e questo lo rendeva felice. Ci ha lasciati in un momento in cui era veramente un uomo contento».

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