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L'imprenditore palermitano "smemorato", il legale: "Vicenda privata, chiediamo silenzio"

Salvatore Mannino

I familiari di Salvatore Mannino, il finto imprenditore smemorato scomparso da Lajatico e poi ritrovato a Edimburgo, in Scozia, «stanno vivendo una situazione drammatica e dolorosa che purtroppo non è stata risolta con il ritrovamento del congiunto» ma ora la vicenda deve «essere ricondotta e gestito all'interno dello stretto ambito familiare» e per questo chiedono il silenzio stampa da parte dei media e lo fanno con una lunga lettera inviata all'ANSA dall'avvocato, Ivo Gronchi che li rappresenta, sottolineando che ora è una storia «privata».

Le vicende successive al ritrovamento dell'imprenditore, sottolinea Gronchi, a nome della moglie di Mannino Francesca Serragoni, del figlio maggiorenne Filippo Mannino e della suocera Sandra Bocelli, «hanno in loro determinato un aumento dello stato d'ansia e di preoccupazione in considerazione dell'evoluzione delle condizioni di salute del signor Mannino, nonché per tutto quanto emerso successivamente al suo ritrovamento e nel corso della degenza ospedaliera».

Ora però la vicenda deve tornare a essere privata, sottolinea Gronchi nella missiva, «visti gli aspetti squisitamente privati che la storia ha assunto e la necessità per la famiglia Mannino-Serragoni di provare ad affrontare il futuro con la massima tranquillità e serenità, soprattutto nell'interesse dei tre figli minori i quali si sono trovati a vivere questi ultimi 15 giorni letteralmente sotto assedio mediatico, neppure liberi di giocare nel giardino di casa».

Adesso se vorrà farlo sarà Salvatore Mannino, una volta dimesso dall'ospedale a spiegare l'accaduto ai mass media, si legge ancora nella lunga lettera all'ANSA. «Com'è noto - prosegue il legale - Salvatore Mannino è tutt'ora ricoverato presso l'Unità funzionale Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell'Asl Toscana Nord Ovest - ospedale Santa Chiara di Pisa. Presumibilmente verrà dimesso a breve e, se vorrà, sarà lui a dover dare future risposte alle domande dei giornalisti».

«Al contrario - conclude - i miei assistiti non hanno null'altro da aggiungere a quanto copiosamente detto, scritto, fotografato e documentato su questa complessa vicenda e chiedono che su di loro i riflettori si spengano. Il diritto di cronaca nell'interesse dell'opinione pubblica, a questo punto della vicenda, trova il suo limite nel diritto dei mie assistiti di tornare al loro 'quotidiano' provando a ripartire con la propria vita. Quella vita, tranquilla e serena interrottasi improvvisamente e senza loro colpa il 19 settembre scorso».

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