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Corruzione, Montante ai domiciliari: coinvolti ufficiali di carabinieri, finanza e polizia

Antonello Montante

La polizia di Caltanissetta ha arrestato Antonello Montante, l'imprenditore nisseno è l'ex presidente di Confindustria Sicilia, attualmente presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e numero uno di Retimpresa Servizi srl di Confindustria Nazionale.

Nell'ambito dell'inchiesta ''Double face'', oltre a Montante,  sono indagati e agli arresti domiciliari anche il colonnello dei carabinieri Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo tornato all'Arma dopo un periodo nei servizi segreti, Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Palermo, il re dei supermercati Massimo Romano che gestisce la catena "Mizzica" - Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella regione. Il sesto provvedimento cautelare riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, sospeso dal servizio per un anno.

Le accuse sono di aver messo su un sistema di corruzione contro la pubblica amministrazione e accesso abusivo a sistema informatico. Ma complessivamente sono 22 gli indagati.

Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta accusano Antonello Montante di aver creato una rete illegale per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Secondo gli inquirenti, gli altri indagati facevano parte di una 'rete di informatori' dell'ex presidente di Confindustria Sicilia, al quale avrebbero passato anche dati riservati a cui potevano avere accesso.

L'inchiesta è coordinata dal procuratore Amedeo Bertone, dall'aggiunto Gabriele Paci e dai sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso.

Già due anni fa Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta storico padrino, morto suicida nel carcere di Caltanissetta nel 1992.  L’ex delegato nazionale per la legalità di Confindustria fu indagato per mafia dalla procura di Caltanissetta.

Montante fu  accusato da tre pentiti di frequentazioni pericolose con ambienti mafiosi. Tra i collaboratori di giustizia che resero dichiarazioni su Montante c’è Salvatore Dario Di Francesco. Una indagine parallela alla procura di Caltanissetta fu aperta anche dalla Procura di Catania sulla base di un esposto.

Il pentito Di Francesco parlò di appalti pilotati tra il 1999 e il 2004 nell'area di sviluppo industriale di Caltanissetta, dove prestava servizio. In quel periodo a capo della Confindustria nissena c'era Pietro Di Vincenzo, poi arrestato per mafia, contro cui si scagliò il gruppo di giovani industriali, tra cui proprio Montante. La procura di Caltanissetta dispose una serie di perquisizioni nell'abitazione e negli uffici dell'imprenditore. I pm nisseni aprirono un fascicolo su Montante ipotizzando nei suoi confronti, il reato di concorso in associazione mafiosa. Allora gli fu notificato  un avviso di garanzia.

Antonello Montante è stato un simbolo dell’antimafia in Sicilia. Proprio lui fu uno degli  artefici del codice etico di Confindustria, redatto proprio a Caltanissetta che prevede l'espulsione dall'associazione degli imprenditori che non denunciano le richieste di pizzo.

Montante fu in prima linea nelle campagne contro le illegalità e fu lui a proporre il rating antimafia per premiare le imprese sane.

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