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Il Papa: la mancanza di lavoro per i giovani è un peccato sociale

CITTA' DEL VATICANO. La mancanza di lavoro per i giovani "è un peccato sociale, la società è responsabile di questo". Lo ha detto Papa Francesco aprendo l'incontro con circa trecento giovani in preparazione del Sinodo dei vescovi che si terrà ad ottobre.

Ripercorrendo alcune statistiche sulla disoccupazione giovanile, compresa l'Italia, il Papa ha sottolineato che quando c'è mancanza di lavoro i giovani si ammalano di depressione, si suicidano. E ha aggiunto: "Le statistiche sui suicidi giovanili sono tutte truccate".

"Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall'altra esclude tanti giovani dall'essere protagonisti. E' la filosofia del trucco, le persone crescono e si truccano per sembrare giovani" e allo stesso tempo non fanno crescere i giovani. "Spesso - ha aggiunto il pontefice - siete emarginati dalla vita pubblica ordinaria e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani".

E proprio sulla "solitudine" dei giovani Francesco si è soffermato anche in altri momenti del suo intervento: "Troppo spesso siete lasciati soli". "Ho potuto leggere alcune e-mail del questionario messo in rete dalla Segreteria del Sinodo e mi ha colpito - ha riferito - l'appello lanciato da diversi giovani, che chiedono agli adulti di stare loro vicini e di aiutarli nelle scelte importanti. Una ragazza ha osservato che ai giovani mancano punti di riferimento e che nessuno li sprona ad attivare le risorse che hanno. Poi, accanto agli aspetti positivi del mondo giovanile, ha sottolineato i pericoli, tra cui l'alcool, la droga, una sessualità vissuta in maniera consumistica; sono dipendenze. E ha concluso quasi con un grido: 'Aiutate il nostro mondo giovanile che va sempre più a rotoli'. Non so - ha detto ancora il Papa - se il mondo giovanile vada sempre più a rotoli, non so. Ma sento che il grido di questa ragazza è sincero e richiede attenzione".

"I giovani non sono il Premio Nobel alla prudenza". Papa Francesco, con una battuta, ha parlato del coraggio dei giovani e li ha esortati a proseguire precisando però che "una cosa è la prudenza, che è una virtù, un'altra invece è la paura".

"Quante volte trovo comunità cristiane, anche di giovani, vecchie. Sono invecchiate - ha detto il Papa - perché hanno paura di uscire lì dove si gioca il futuro". "Perciò - ha aggiunto - abbiamo bisogno di voi giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma non truccato: non ringiovanito artificialmente, ma ravvivato da dentro. E voi ci provocate a uscire dalla logica del 'si è sempre fatto così', un veleno dolce che tranquillizza, che anestetizza, per restare in modo creativo nel solco dell'autentica Tradizione".

Poi Francesco li ha invitati a lasciare "la vergogna dietro la porta" per "parlare con coraggio e ascoltare con umiltà" nel corso di questa riunione presinodale. "L'ho detto e lo ripeto: faccia tosta! Vi esorto: siate coraggiosi, dite tutto quello che vi viene in bocca. Se sbagli, un altro ti correggerà", è stata l'esortazione del Papa ai giovani riuniti.

Non basta scambiarsi messaggini, i giovani hanno bisogno di un confronto serio. "Troppo spesso si parla di giovani - ha detto loro Papa Francesco - senza interpellarvi". "Anche le migliori analisi sul mondo giovanile, pur essendo utili, non sostituiscono la necessità dell'incontro faccia a faccia", ha aggiunto sottolineando che "la gioventù non esiste: esistono giovani, volti, sguardi".

"Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi 'a distanza di sicurezza', così da non farsi provocare da voi. Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio!".

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