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Ha una crisi epilettica in pizzeria, la titolare: "State a casa, avete spaventato i clienti"

ANCONA. Susanna ha 47 anni, da quando ne aveva 33 combatte con un'epilessia farmaco-resistente che le ha sconvolto la vita e fatto perdere il lavoro. Domenica scorsa, in una delle rare uscite con il marito, è andata a cena in una pizzeria di Marotta (provincia di Pesaro e Urbino): ''Sembrava che andasse tutto bene, ma mi è venuta una crisi forte, sono caduta, e quando mi sono ripresa mio marito mi ha accompagnato in auto, aiutato da un amico. E' tornato indietro a pagare le pizze, che non avremmo comunque consumato, e la titolare gli ha detto 'Te le mangi a casa, qui avete già spaventato tanta gente'''.

''Mi sono sentita colpevole, una persona sporca, e anche adesso che ne parlo mi viene da piangere'' racconta Susanna all'Ansa, dopo che il suo caso, filtrato prima su Facebook, è stato reso pubblico dalla Federazione Italiana Epilessie.

Diversa la versione della ristoratrice, Mirella Piersanti, 70 anni, la gran parte trascorsi in sale pranzo. ''Ho una sorella epilettica - controbatte -, le pare che possa aver detto una cosa simile? Volevo chiamare l'ambulanza ma il marito della signora mi ha detto di no: l'abbiamo lasciata tranquilla sdraiata a terra per una ventina di minuti, fin quando non si è ripresa, e, anzi, sono andata a dire a due bambini seduti lì vicino di continuare a giocare, perché quella signora stava solo dormendo''.

''Poi quando il marito è venuto alla cassa ho chiesto se volevano finire la cena, o se preferivano che riscaldassimo le pizze da portar via. Questa storia mi fa male, vedo tanta cattiveria, io sono una persona umana, non quella che descrivono...''.

Il profilo Fb del locale ribolle di insulti e minacce di boicottaggio, mentre Susanna, tornata nella sua casa di Fabriano (Ancona), è preoccupata soprattutto per il compagno, ''una persona meravigliosa, che non mi fa pesare nulla''. Fra l'altro, insiste, come se dovesse giustificarsi di qualcosa, ''io non nascondo affatto la mia malattia: quando entro in un centro commerciale dico sempre 'se mi vedete cadere a terra non vi spaventate, non è un infarto'. Lo so che l'epilessia fa paura, perfino ai medici, così è come se tirassi fuori una carta di presentazione''.

Nella vita di prima (con un primo marito e 3 figli rimasti a vivere con lui) Susanna, che è di origine romagnola, e forse anche per questo fa fatica ad accettare ''la freddezza della gente'', svolgeva ''un lavoro duro, guidavo il furgone''. Poi tutto è cambiato: ''non esco quasi più di casa, devo essere sempre accompagnata da qualcuno''. La cena di domenica doveva essere una parentesi piacevole, e invece, ''si è trasformata nell'ennesima umiliazione''.

''Purtroppo - osserva Rosa Cervellione, presidente della Fie - non si tratta di un fatto isolato. Anche se poco conosciuta, l'epilessia, una malattia neurologica caratterizzata da episodi di perdita di coscienza, colpisce circa 500 mila persone in Italia. Ogni anno vengono diagnosticati tra 29.500 e 32.500 nuovi casi''. Lo stigma accompagna da secoli questi malati: ''lavoratori relegati in mansioni sempre più marginali, fino ad essere licenziati, bambini e ragazzi sistematicamente esclusi dalle gite scolastiche, con le scuse più disparate''. Proprio nei luoghi, sottolinea Cervellione, ''dove si forma la coscienza dei futuri cittadini, e la responsabilità di tutti verso tutti''.

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